Cedacri punta su Salza e Chevallard

A Enrico Salza, “leone” torinese con il pelo bianco, ma ancora ruggente, la presidenza di Tecnoinvestimenti sta dando soddisfazioni forse superiori alle sue aspettative. A lui, come agli azionisti, che stanno registrando una performance annuale del titolo del 50%.
Fra l'altro, la semestrale, appena approvata, riporta un utile netto di 8 milioni, a fronte dei 5 conseguiti nel gennaio-giugno 2016. Rispetto a quel periodo, i ricavi consolidati di Tecnoinvestimenti aumentati del 22,2% a 85,4 milioni e il mol del 39,5% a 18,4%, per cui la marginalità è salita al 21,5% dei ricavi, dal precedente 18,9%. E l'indebitamento netto del gruppo è calato a 67 milioni, uno in meno che al 31 dicembre scorso.
Tra i principali operatori in Italia nelle sue tre aree di business – digital trust, credit information, sales % marketing solutions – il gruppo Tecnoinvestimenti ha otto sedi, diverse controllate e 900 dipendenti. Il quartiere generale è a Torino. In Borsa capitalizza circa 250 milioni. Amministratore delegato è Pier Andrea Chevallard.
La maggioranza assoluta del capitale di Tecnoinvestimenti, il 56,9%, appartiene a Tecnoholding (Camere di commercio); mentre secondo maggiore azionista, con il 10%, è Quaestio Capital Management Sgr.
l terzo posto, nella compagine societaria, si trova Cedacri, azienda leader nei servici di outsourcing per il settore bancario, istituzioni finanziarie e concessionarie esattoriali. Già detentrice del 4,95% delle azioni di Tecnoinvestimenti, Cedacri supererà presto il 5%, avendo esercitato la prima tranche di uno specifico warrant ed è destinata a salire ancora di quota.
Un'iniziativa che conferma la fiducia degli azionisti in Tecnoinvestimenti, il cui vertice prevede un ulteriore sviluppo.


Sotto quota 6 milioni

Se non è appena successo, succederà presto. Questione di poco e l'intero Nord Ovest scenderà sotto i 6 milioni di abitanti. La previsione si basa sui dati più recenti dell'Istat. Secondo l'Istituto nazionale di statistica, infatti, al 31 marzo 2017, Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, insieme, contavano 6.073.893 residenti, mentre erano ancora 6.084.716 al 31 dicembre e 6.102.642 alla stessa data del 2015. In 15 mesi siamo diventati 28.749 in meno.
In particolare, il Piemonte, già sceso sotto i 4,4 milioni di abitanti nel 2016 dai 4.404.246 del 31 dicembre 2015, alla fine del marzo di quest'anno ne conta 4.385.279. Ne ha persi altri 7.247 nel primo trimestre.
D'altra parte, continuano a diminuire le nascite (31.732 nel 2016, mentre erano state 32.908 nel 2015 e 34.683 nel 2014), a aumentare i decessi (50.984 l'anno scorso e 49.412 nel 2014, dopo il picco dei 54.079 del 2015) e a calare il saldo positivo migratorio.
Situazione e tendenze demografiche ancora peggiori in Liguria, dove gli abitanti al 31 marzo sono risultati 1.561.987 a fronte dei 1.565.307 di fine 2016 e 1.571.057 del 31 dicembre 2015. Qui, i nati sono stati 9.901 nel 2016 e 10.155 nel 2015, quando sono stati registrati 22.468 decessi (20.853 l' anno scorso).
Valle d'Aosta: 126.627 gli abitanti a fine marzo 2017, mentre erano 127.329 al 31 dicembre 2015 e 128.298 dodici mesi prima. Nel 2016 i nati sono stati 962 e i morti 1.385, l'anno precedente, rispettivamente, 987 e 1.505.
Al primo gennaio 2017, secondo le stime dell' Istat, l'italia aveva 60.579.000 residenti, 86.000 meno che all'inizio del 2016. Anno in cui le nascite sono state 474.000, ancora meno del minimo di 486.000 toccato nel 2015. Allora si erano registrati 648.000 decessi, dopo il picco di 648.000 del 2015.
Il saldo migratorio estero nel 2016 è stato positivo per 135.000 persone, livello analogo a quello 2015; ma determinato da un maggior numero di ingressi (293.000) e da un nuovo massimo di uscite (157.000). Gli stranieri residenti all'inizio di gennaio 2017 sono 5.029.000 (8,3% della popolazione).
La Valle d'Aosta è la regione che, nel 2016, ha avuto il maggior tasso  di diminuzione della popolazione (5,7 per mille, come la Basilicata); in Liguria il calo è stato del 4,4 per mille e del 2,5 per mille in Piemonte, a fronte della media nazionale dell' 1,4. Le sole regioni con tassi attivi, sia pure limitati, sono state il Trentino-Alto Adige, il Lazio, la Lombardia e l'Emilia-Romagna.
Al primo gennaio 2017, i residenti in Italia hanno una età media di 44,9 anni; ma oltre il 30% della popolazione ha più di 65 anni (gli ultraottantenni sono più di 4,1 milioni e gli ultranovantenni 727.000, gli ultracentenari 17.000).



Mercato auto: record di Torino in luglio

Un record nazionale dei torinesi. In luglio, il maggior numero di auto nuove è stato acquistato da residenti nella provincia con il capoluogo piemonte. Dalle disaggregazioni dell'Unrae, l'unione delle Case estere operanti nel nostro Paese, infatti, è emerso che sono state 14.794 le vetture immatricolate da soggetti torinesi, nel mese appena passato. Nessun'altra provincia italiana ha fatto registrare più acquisti di automobili nuove, neppure quella di Bolzano, da tempo prima, in seguito alla sua minore tassazione specifica Il mese scorso, Bolzano ha contato 7.156 immatricolazioni, meno anche di Roma (10.210) e di Milano (8.471).
Le nuove immatricolazioni della provincia di Torino sono state pari al 10,1% delle 145.363 registrate in tutto il Paese. Di queste sono 25.248 quelle che si devono al Nord Ovest. In ordine decrescente, ecco le nuove immatricolazioni di luglio per provincia, dopo Torino: Aosta 2.904, Genova 1.404, Cuneo 1.326, Alessandria 978, Novara 922, La Spezia 515, Savona 485, Asti 436, Biella, Vercelli 389, Verbania 358, Imperia 316.
Nell'intero 2016, le nuove auto immatricolate sono state 178.456 in Piemonte (il numero più alto degli ultimi sei anni), 35.088 in Liguria (39.924 nel 2011 e ancora più negli anni precedenti) e, in Valle d'Aosta, 49.799, quante mai prima.

Quotate al giro di boa

Ecco alcune notizie relative a società del Nord Ovest quotate in Borsa.

IREN - Commentando i risultati del primo semestre, i vertici di Iren hanno evidenziato, fra l'altro, che l'indebitamento netto del gruppo è stato ridotto di 54 milioni nel periodo. Però, forse, non andrebbe sottovalutato che, al 30 giugno, l'indebitamento netto del grande gruppo guidato da Paolo Peveraro e Massimiliano Bianco, ammonta ancora a 2,4 miliardi, che restano un macigno.  Anche in rapporto ai ricavi, che dall'inizio di gennaio alla fine di giugno, sono stati pari a 1,813 miliardi (+16,6%). Il margine operativo lordo è stato di 442,3 milioni (+6%) e l'utile netto di 145,1 milioni (+19,5%), dopo investimenti per 103 milioni e il pagamento di dividendi per 89 (+14%).
  
DIASORIN - Viaggia con il turbo l'impresa vercellese leader globale nella produzione di test diagnostici. Dall'inizio di gennaio alla fine di giugno ha registrato ricavi netti per 319,3 milioni (+19,9%), ha incrementato il margine operativo lordo del 23,4% a 126,2 milioni e ha ottenuto un utile netto di 33,6 milioni, superiore del 14,4% a quello del primo semestre 2016 e pari al 20,7% del fatturato. Inoltre, ha ancora migliorato la sua posizione finanziaria netta, risultata positiva per 89,2 milioni a fronte dei 71,2 di fine dicembre 2016.
Il vertice della società - presidente è Gustavo Denegri e amministratore delegato Carlo Rosa - ritiene che il bilancio 2017 presenterà ricavi superiori dell'11% a quelli del 2016 e una redditività maggiore del 13% a quella dell'esercizio passato. A prescindere dall'acquisizione del business "Elisa" da Siemens, il cui closing è programmato entro la fine dell'anno.

BUZZI UNICEM - Primo semestre molto positivo per il gruppo cementiero di Casale Monferrato, controllato dalla famiglia Buzzi. L'utile netto è aumentato del 30,4%, a 119,3 milioni di euro dai 91,5 milioni conseguiti nel periodo gennaio-giugno 2016 e il margine operativo lordo è salito a 241,1 milioni dai 222,5 precedenti (+8,4%). Il fatturato netto è cresciuto a 1,354 miliardi (+7,3%), grazie all'incremento del 6% delle vendite di calcestruzzo e del 2,3% del cemento. Anche sulla base di questi risultati, a Casale prevedono che il 2017 potrebbe essere chiuso con una crescita del margine operativo più vicina al 10% che al 5%, rispetto al 2016. Fra l'altro, l'indebitamento netto consolidato è sceso a 909,2 milioni dai 941,6 milioni del 31 dicembre scorso.

CENTRALE LATTE D'ITALIA -  Terzo polo italiano del latte fresco - la sua quota è salita al 7,7% del mercato - Centrale latte d'Italia, a capo dell'omonimo gruppo con sede a Torino e presieduto da Luigi Luzzati, a livello consolidato ha registrato ricavi netti per 90,5 milioni (+85% rispetto al primo semestre 2016) e un mol di 2,5 milioni, ma il risultato operativo è stato negativo per 723.000 euro (275.000 nel corrispondete periodo dell'anno scorso) e la perdita netta è stata di un milione, quasi doppia di quella accusata nel gennaio-giungo 2016. L'indebitamento netto al 30 giugno è di 64,3 milioni, 3 più che al 31 dicembre,
La società torinese, con grandi azionisti liguri e toscani, ha comunicato che ha avviato un piano triennale di investimenti del valore di 14,9 milioni per lo stabilimento nel capoluogo piemontese; mentre, nel mese passato, ha ceduto sia l'impianto ormai dismesso di Carmagnola sia il 50% di Odilla Chocolat, boutique subalpina del cioccolato, "essendo venute meno le condizioni strategiche e operative che ne avevano motivato l'acquisizione".

PRIMA INDUSTRIE - "Siamo orgogliosi di annunciare i buoni risultati dei primi sei mesi dell'anno, realizzati grazie a una domanda costante e sostenuta dai primi ritorni dei forti investimenti effettuati sulla gamma di prodotti e sul mercato. Sulla base del portafoglio ordini e della situazione dei mercati di riferimento, ci attendiamo per i prossimi trimestri dell'anno, un'ulteriore accelerazione del trend di crescita". E' il commento di Gianfranco Carbonato, presidente operativo di Prima Industrie, alla presentazione della nuova semestrale, in effetti rilevante.
Prima Industrie, impresa torinese leader nel settore ad alta tecnologia dei sistemi laser e di lavorazione della lamiera, oltre che dei componenti elettronici per applicazioni industriali, fra l'altro, ha conseguito un utile netto di 7,5 milioni, superiore del 159% al 2,9 milioni del primo semestre 2016. Non solo: al 30 giugno, il portafoglio ordini è di 177,8 milioni (+40,9%), dopo averne acquisiti per 240,7 milioni (+24,9%). Il fatturato netto è stato di 202,4 milioni (+10,4%) e di 19,2 il mol (+29,7%). L'indebitamento netto è calato a 95,5 milioni dai 104,1 precedenti.
Dall'inizio di gennaio alla fine di giugno, Prima Industrie, i cui dipendenti sono diventati 1.718, quindi 54 in più, ha investito in ricerca e sviluppo 11,5 milioni, pari al 5,7% dei ricavi.

BASICNET - Nello stesso giorno della diffusione dei suoi risultati semestrali, BasicNet, il gruppo torinese di Marco Boglione i cui marchi sono noti un po' in tutto il mondo - Kappa, Robe di Kappa, Jesus Jeans, Superga, K-Way - ha annunciato di essere diventato il nuovo proprietario del marchio Sebago, "icona di stile, soprattutto per i famosi mocassini e per le scarpe da barca Docksides". L'acquisizione dall'americana Wolverine World Wide, avvenuta con l'esborso di circa 12 milioni di euro, segue di poco quella di Brico.
Il gruppo BasicNet nel primo semestre ha avuto ricavi aggregati per 372,9 milioni (+3,5% rispetto al corrispondente periodo dell'anno scorso e un margine operativo lordo di 8,5 milioni contro i 10 precedenti.L'utile netto è sceso da 5,1 a 3,5 milioni, mentre l'indebitamento finanziario è salito a 50,5 milioni, solo uno più che al 31 dicembre 2016. Però, sono aumentati a 12,4 i milioni investiti in sponsorizzazioni e comunicazione e, negli ultimi 12 mesi, gli occupati, in seguito a 49 assunzioni.

PININFARINA - Peccato per il risultato netto, negativo per 0,6 milioni; perché gli altri principali indicatori evidenziano che, nel primo semestre, Pininfarina ha fatto registrare miglioramenti. Il valore della produzione è salito a 39,6 milioni dai 34 dello stesso periodo 2016, il margine operativo lordo è stato di 2,2 milioni mentre era stato negativo per 0,9 e il risultato operativo è torinato poitivo per 0,7 milioni a fronte della perdita di 2,4 nel primo semestre 2016. Ancora più rilevanti i miglioramenti patrimoniali: al 30 giugno, la posizione finanziaria netta è positiva per 8,3 milioni, mentre era negativa per 29,9 e il patrimonio netto è cresciuto da 31,4 a 56,5 milioni.
La Pininfarina, che conta poco meno di 600 dipendenti, è presieduta da Paolo Pininfarina e ha come amministratore delegato e direttore generale Silvio Pietro Angori. Del Consiglio di amministrazione fa parte anche Licia Mattioli, imprenditrice a capo dell'omonima azienda familiare di gioielli,vice presidente sia di Confindustria per l'internazionalizzazione sia della Compagnia di San Paolo.

BIM - Primo grande passo avanti della Bim-Banca Intermobiliare. Il 31 luglio, l'istituto torinese specializzato nel private banking e la cui quota di maggioranza assoluta, ancora in  portafoglio della disastrata Veneto Banca ma in vendita (è è stata aperta la data room, "a seguito delle manifestazioni di interesse di importanti bidders internazionali")  ha comunicato di avere ceduto, alla svizzera Banca Zarattini, il 100% di Bim Suisse, banca di Lugano con una ventina di dipendenti e una raccolta di circa 350 milioni di franchi svizzeri.
Nello stesso giorno, la Bim, presieduta da Maurizio Lauri e guidata da Giorgio Girelli, 28 filiali, 580 tra dipendenti e collaboratori, oltre 150 private bankers, ha fornito i risultati del primo semestre: al 30 giugno, la raccolta complessiva ammonta a 8,7 miliardi (-7,1% rispetto al 31 dicembre 2016), la gestione operativa è stata positiva per 3,7 milioni, 2,4 in più rispetto al primo semestre dell'anno scorso, ma la perdita netta è stata di 24,9 milioni (14,7 nel corrispondente periodo precedente), in seguito a rettifiche di valore sui crediti per 24 milioni, circa il doppio in più. Il Cet! è del 10,74%.

BIANCAMANO - Dopo un lungo silenzio, è riuscita quale notizia sul gruppo Biancamano, che si è presentato come il primo operatore privato italiano nel waste management (gestione dei rifiuti) e leader nei servizi integrati di igiene urbana, con circa 2.200 addetti e 3.000 automezzi. Una notizia è che è stato raggiunto un accordo con le banche nell'ambito della procedura concordataria della controllata Aimeri Ambiente e un'altra è che il progetto di bilancio 2016 riporta ricavi per 92,1 milioni (-19% rispetto al 2015), un risultato negativo per 18,7 milioni (86 milioni nell'esercizio precedente) e un indebitamento netto di 113,3 milioni. La capitalizzazione borsistica della Biancamano - presidente Giovanni Battista Pizzimbone, amministratore delegato Massimo Delbecchi -  è di poco superiore ai 5 milioni.





Cambi al vertice

BOERO - Dal 15 agosto, Giorgio Rupnik non sarà più l'amministratore delegato della Boero Bartolomeo, holding industriale quotata in Borsa dal 1982 e a capo dell'omonimo gruppo genovese leader nel settore delle vernici per edilizia, yachting e comparto navale. Rupnik ha comunicato le sue dimissioni, il 24 luglio, per motivi personali. Le deleghe che aveva, non in esclusiva, restano in capo alla presidente Andreina Boero, alla quale risponderà direttamente il direttore generale Giampaolo Iacone, già presente in Consiglio di amministrazione.
Giorgio Rupnik, romano, 57 anni, genero di Andreina Boero, avendone sposato la figlia Cristina, era stato nominato amministratore delegato nel 2004, l'anno dopo che "la regina italiana dei colori", esponente della quinta generazione al vertice dell'azienda di famiglia, aveva ricevuto l'onorificenza di Cavaliere del lavoro, insieme con l'armatore Paolo Clerici, altro figlio d'arte. Cristina Cavalleroni Boero, figlia di Andreina, è vice presidente della capogruppo dal 2010, carica che condivide con Giuseppe Carcassi.
A livello consolidato, il gruppo Boero, che conta tre centinaia di dipendenti, nel 2016 ha fatturato 85,4 milioni (93,3 nell'esercizio precedente), ha avuto un utile operativo di 1,9 milioni e un utile netto di 159.000 euro, inferiore agli 833.000 del 2015, ma tale da consentire la distribuzione di 0,13 euro per azioni, come l'anno scorso (a Piazza Affari, la Boero capitalizza 81,5 milioni e il titolo, quest'anno, ha fatto segnare, finora, un massimo di 20,5 euro e un minimo di 18).
Sede legale, direzionale e commerciale a Genova, dove ha anche un importante centro di ricerca che collabora con l'Iit (l'Istituto italiano di tecnologie, guidato dal validissimo Roberto Cingolani), il gruppo Boero produce, dal 2009, a Rivalta Scrivia.

KI GROUP - Nuovo colpo di scena alla Ki Group, la società torinese presieduta da Daniela Garnero Santanché e presente sul listino Aim della Borsa milanese: nel mese scorso, il Consiglio di amministrazione ha deliberato il ritiro delle deleghe gestorie all'amministratore delegato Bernardino Camillo Poggio, al quale ha anche ratificato la sospensione cautelare dal ruolo dirigenziale.
Inoltre, nella stessa riunione, il Consiglio di amministrazione ha recepito le dimissioni irrevocabili del consigliere Michele Mazzaro, cooptando al suo posto Giuseppe Dossena, subito nominato nuovo amministratore delegato della società, la quale opera, anche attraverso le proprie controllate, nella distribuzione capillare di prodotti biologici, biodinamici e naturali nei canali del retail specializzato (alimentari biologici, erboristerie e farmacie).
Giuseppe Dossena ha ricoperto posizioni di rilievo in Heinz Italia e Pepsico e, più recentemente, è stato presidente e amministratore delegato di Balconi industria dolciari, "portando, in quattro anni, il fatturato da 111 a circa 160 milioni di euro" è stato precisato nel comunicato della Ki Group, che vanta una gamma di circa 2.500 referenze delle migliori marche.

FONDAZIONE CR VERCELLI - Pochi giorni prima della fine di luglio, Fernando Lombardi si è insediato alla presidenza della Fondazione Cr Vercelli, che a fine 2016 aveva un patrimonio netto contabile di 115,6 milioni di euro, cifra che vale il cinquantesimo posto nella graduatoria nazionale delle fondazioni di origine bancaria.
Fernando Lombardi, nato a Vercelli 67 anni fa, laurea in Scienze Politiche all'Università di Torino, è stato direttore dell'associazione locale dei commercianti dal 1978 al 2014 e, dal 2003 al 2011, consigliere di amministrazione di Biverbanca, istituto del quale la Fondazione possiede ancora il 6,14% del capitale, valutato 15,2 milioni (la partecipazione ha reso, nel 2016, un dividendo di 375.000 euro). Dal 2013, Fernando Lombardi è consigliere di amministrazione del Fondo di previdenza Mario Negri (Confcommercio).
Oltre che da Fernando Lombardi, il nuovo Consiglio di amministrazione della Fondazione Cr Vercelli è composto dal vice presidente Paolo Garbarino (ex rettore dell'Università del Piemonte Orientale) e da Isabella Rosatra, Alessandro Scheda, Andrea Barasolo, Paoletta Picca e Attilio Reggiani. Segretario generale è Roberto Cerreia Vioglio.
La Fondazione vercellese ha presentato nel bilancio 2016, chiuso con proventi per 3,85 milioni e un avanzo (utile netto) di 2,12 milioni, partecipazioni anche in Banca d'Italia, Banca Sella e Ream Sgr, oltre a quella in Biverbanca, controllata dalla Banca di Asti - Cassa di Risparmio. Nell'anno passato, la Fondazione Cr Vercelli ha deliberato erogazioni per 2,5 milioni.

FINPIEMONTE - Salvo imprevisti, non esclusi, Finpiemonte, finanziaria della Regione Piemonte che ha ottenuto recentemente da Banca d'Italia l'iscrizione all'albo degli intermediari finanziari e vanta una liquidità di circa 600 milioni, avrà presto un nuovo presidente e due nuovi consiglieri di amministrazione. Il 27 luglio, infatti, il vice governatore regionale, Aldo Reschigna, ha firmato il decreto di nomina di Stefano Ambrosini, designato presidente; Giuseppe Benedetto, Annalisa Genta, entrambi confermati, Paola Bosso e Federico Merola.
Stefano Ambrosini, torinese, classe 1969, avvocato civilista dal 1995, giurista, professore ordinario di Diritto commerciale all'Università del Piemonte Orientale, oltre che docente du Diritto della crisi d'impresa alla Luiss di Roma, ha un curriculum impressionante: fra l'altro, ha gestito oltre trenta amministrazioni straordinarie e liquidazioni coatte più una cinquantina di concordati preventivi. E' stato commissario straordinario anche dell'Alitalia, della Bertone, del consorzio Asa, della Tirrenia e commissario giudiziale anche della Fondazione Maugeri, della Porto di Imperia e della Fashion (Burani). Ha fatto parte di comitati tecnici della Camera dei Deputati e del Consiglio generale della Compagnia di San Paolo. Tra i suoi ultimi incarichi (2016) si ricordano almeno quelli di presidente di Veneto Banca e Bim-Banca Intermobiliare, entrambi però di brevissima durata.
Autore di diverse monografie e di oltre cento saggi giuridici, Stefano Ambrosini, che in Finpiemonte è destinato a subentrare a Fabrizio Gatti,  è anche direttore della collana della Zanichelli dedicata al Diritto fallimentare.

Meno vittime sulle nostre strade

Meno morti sulle strade del Nord Ovest. E meno incidenti con lesioni a persone. L'anno scorso, sono state 306 le persone che hanno perso la vita a causa di incidenti stradali nelle nostre regioni: 36 in meno rispetto al 2015. Il calo è del 10,5%, più che doppio della media nazionale, pari al 4,2%. A comunicarlo è l'Istat, l'istituto centrale di statistica, precisando che i morti per incidente stradale, nel 2016, sono stati 247 in Piemonte (246 nel 2015), 58 in Liguria (89) e 3 in Valle d'Aosta (7). 
Altra notizia positiva: rispetto al 2010, le vittime della strada sono state il 72,7% in meno in Valle d'Aosta (allora 11), il 35% in meno in Liguria (84) e il 24,5% in meno in Piemonte (327). Complessivamente, il Nord Ovest, ha avuto 116 morti in incidenti stradali meno che sei anni prima. A conferma di una tendenza positiva, comune al resto dell'Italia. Il calo nazionale, infatti, è stato del 20,2%: 3.283 le vittime stradali dell'anno scorso contro le 4.114 del 2010.
Un miglioramento che ha rilevanti benefici anche di carattere economico, perché ogni persona ha anche un valore economico, sempre e comunque. Ha un valore la vita di un grande imprenditore, di un top manager, di un professionista d'eccellenza, così come hanno un loro valore, logicamente diverso, le vite di un bambino, uno studente, un impiegato semplice, un artigiano, un piccolo commerciante, una casalinga... 
Tutti hanno un valore economico, per sé, per le loro famiglie, per le aziende o gli enti che li occupano, per lo Stato. Hanno un valore per quello che producono o potrebbero produrre, per i redditi che generano, per i contributi e le tasse che versano, per quanto è costata la loro formazione, per le spese relative alla loro salute e, fra l'altro, per la pensione che ricevono o riceveranno. 
Ecco, perché, appare corretto considerare anche l'aspetto economico quando si tratta di incidenti stradali "con lesioni a persone", come specifica l'Istat per le sue rilevazioni. Ogni riduzione del numero di morti e feriti in incidenti stradali, comporta non soltanto una riduzione di dolori, traumi e tragedie, ma anche una riduzione delle perdite finanziarie della società, perché ogni vita umana è un attivo patrimoniale.
Tornando alle cifre dell'Istat. Nel 2016, in tutta l'Italia, si sono verificati 175.791 incidenti stradali con lesioni a persone, 1.252 più dell'anno precedente: i morti sono stati, appunto, 3.283 (decesso entro il mese dal fatto) e i feriti 249.175. Rispetto al 2015, le vittime sono state 145 in meno, mentre si sono avuti 4.255 feriti in più. Per la prima volta dal 2001, il numero degli incidenti e dei feriti è aumentato. In particolare, è cresciuto del 9% il numero dei feriti gravi, risultati così oltre 17.000. Sono aumentati, però, anche il parco circolante (+1,4%) e le percorrenze autostradali (oltre 82 miliardi di chilometri, il 3,3% in più).
Per quanto riguarda i decessi, sempre conseguenti a incidenti stradali, sono aumentati del 9,6% quelli dei ciclisti (275) e del 10,5% quelli dei ciclomotoristi (116); al contrario, sono calati del 15% quelli dei motociclisti (657) e del 5,3% quelli dei pedoni (570). Gli automobilisti morti sono stai 1.470, numero sostanzialmente uguale a quello del 2015.
L'Istat riporta, fra l'altro, le cause principali degli incidenti con lesioni a persone. Le prime tre, che rappresentano il 41,5% dei casi, sono: Guida distratta (36.119 incidenti), mancato rispetto della precedenza o del semaforo (32.879), eccesso di velocità (23.397). Tra le altre cause spiccano: mancanza della distanza di sicurezza (21.780 incidenti), manovre irregolari (15.934), Comportamento scorretto del pedone (7.417).
Infine, l'evoluzione nelle due città metropolitane del Nord Ovest: nel 2016, Torino ha registrato 5.734 incidenti stradali con lesioni a persone contro i 5.920 del 2015; Genova 5.101 contro 5.214. I morti sono stati 95 nell'area metropolitana torinese (96 nel 2015) e 21 in quella genovese, 23 meno dell'anno precedente.



Per chi è stato un buon semestre

E' stato un buon semestre, quello appena passato, per le imprese del Nord Ovest; almeno per quelle grandi e medie, che comunicano i loro risultati e le loro iniziative, comunque obbligo delle società quotate. La prima parte dell'anno è risultata positiva non solo per l'aumento dei ricavi, ma anche per la crescita degli investimenti e delle acquisizioni. Ecco cinque prove.

ITALGAS - L'ultracentenaria società torinese, tornata da poco in Borsa, a livello consolidato, ha registrato ricavi per 565 milioni, dall'inizio di gennaio alla fine di giugno (+9,5% rispetto allo stesso periodo 2016), un utile operativo di 204 (+14,6%) e un utile netto di 140 (+23,1%). E ha fatto investimenti tecnici per 243 milioni, che, secondo i piani, diventeranno circa 500 entro il 31 dicembre. Il 50% della somma già spesa è stato finalizzato alla sostituzione di 800.000 contatori tradizionali con quelli elettronici, che ormai sono più di 2 milioni sui 7,4 milioni attivi. Il tutto senza aggravare l'indebitamento netto, rimasto sotto i 3,7 miliardi.
L'Italgas, che ha come amministratore delegato Paolo Gallo e direttore generale Antonio Paccioretti, come gruppo dispone di 1.581 concessioni e di una rete distributiva di oltre 65.000 chilometri. Dal suo consiglio di amministrazione si è dimessa, il 20 luglio, Barbara Borra, torinese, laurea in Ingegneria chimica al "Poli"e un Mba all'Insead.

REPLY - Altra quotata torinese ed altra eccellenza nazionale. L'impresa dei Rizzante ha chiuso il primo semestre 2017 con un fatturato consolidato di 441,6 milioni (+14,3%) e un utile netto di 35,7 a fronte dei 30,1 del corrispondente periodo dell'anno scorso. Inoltre, ha migliorato la sua posizione finanziaria netta, positiva per 35,3 milioni (23,3 a fine giugno 2016) e ha incrementato il suo patrimonio netto da 337,5 a 360,3 milioni. "Risultati estremamente positivi sia per i ricavi sia per la marginalità" ha commentato il presidente e amministratore delegato Mario Rizzante, manifestando l'impegno del gruppo sulla "nuova frontiera, rappresentata dall'artificial intelligence e dal machine learning, tecnologie che tutti i settori industriali stanno introducendo e sulle quali Reply sta investendo significativamente, in soluzioni e competenze specifiche, per affiancare le aziende in quella che sarà la più profonda trasformazione nei prossimi anni".
Reply, costituita da un modello a rete dio aziende altamente specializzate, è specializzata nella progettazione e implementazione di soluzioni basate sui nuovi canali di comunicazione digitali. Nella guida dell'impresa, il fondatore Mario Rizzante è affiancato dalla figlia Tatiana, amministratore delegato anche lei, e dal figlio Filippo, consigliere di amministrazione con incarichi operativi.

ORSERO - Entrata nel listino Aim di Piazza Affari a metà di febbraio 2017, la Orsero, fondata oltre 50 anni fa dall'omonima famiglia di Albenga, comune savonese dove mantiene la sede operativa, è tra i principali operatori europei nel settore delle importazioni e della distribuzione di prodotti ortofrutticoli (nel 2016 ha fatturato 685 milioni di euro a livello di gruppo, che conta venti stabilimenti e oltre mille dipendenti). In questi ultimi mesi, Orsero ha rafforzato la sua posizione continentale con due acquisizioni: ha rilevato il 50% sia della spagnola Hermanos Fernandez Lopez, secondo maggior distributore di frutta e verdura fresca nel Paese iberico (ricavi per 181 milioni nel 2016) sia della Fruttital Firenze (ricavi 2016 per 41 milioni) sia della Galandi (28,4 milioni); tre società delle quali il gruppo savonese già possedeva l'altro 50% e delle quali, pertanto, è diventato l'unico azionista. Le tre operazioni comportano un esborso vicino ai 35 milioni.
Anche in seguito alla vendita della sua partecipazione nell'omonima società spagnola, il gruppo Fernandez avrà il 6,45% del capitale della Orsero, di cui sarà il secondo maggiore azionista, mentre il primo resta Fip Holding, con circa il 40% dei diritti di voto. Orsero ha riferito che farà fronte ai nuovi impegni con mezzi propri, ma, comunque, sta negoziando un finanziamento a medio-lungo ternine con un pool di banche,
Al vertice della Orsero sono Paolo Prudenziati (presidente, amministratore delegato e responsabile commerciale), Raffaella Orsero (vice presidente, amministratore delegato e direttore generale) e Matteo Colombini (amministratore delegato e responsabile finanziario).

UNOGAS ENERGIA - Un altro gruppo del Ponente Ligure che ha appena fatto un'acquisizione è Unogas Energia, il quale ha rilevato il 51% della Eng, start up di Rovigo finalizzata allo sviluppo di servizi di efficienza energetica nel settore bancario, nei centri commerciali e nelle strutture alberghiere. L'acquisizione è stata fatta attraverso Unogas Tech, controllata che opera nel settore dell'impiantistica e e dei servizi energetici. Unogas Tech è una delle diverse società del gruppo Unogas Energia, nato ad Arma di Taggia (Imperia), dove ha la sede operativa.
Unogas Energia conta 240 dipendenti e prevede di chiudere l'esercizio 2016-2017 con un fatturato consolidato di 610 milioni, superiore del 3% a quello dell'esercizio precedente, quando aveva 110.00 utenze attive in 2.500 comuni, vendendo 765 milioni di metri cubi di gas e oltre mille gigawattora di energia elettrica. Fra l'altro, ha da poco aperto suoi nuovi punti a Fossano, Vercelli e Novara.
Fra le prime società a ottenere l'autorizzazione a vendere gas naturale in tutta l'Italia, dopo la liberalizzazione del 2003, Unogas Energia è presieduta dall'imprenditore locale Walter Lagorio e ha come amministratore delegato Fabio De Martini.

VITTORIA ASSICURAZIONI - Nuovo passo avanti della Vittoria Assicurazioni, la compagnia che fa capo alla famiglia torinese Acutis. Nel primo semestre 2017, il gruppo ha contabilizzato premi complessivi per 646,6 milioni (+2,3% rispetto allo stesso periodo 2016), dei quali 560,9 come lavoro diretto nei rami danni (+4,5%) e 85,7 nei rami vita (-10,1%). L'utile netto consolidato è stato di 41 milioni (-5,4% al netto dei proventi straordinari realizzati nel primo semestre dell'anno passato). Il patrimonio netto del gruppo è salito a 766,8 milioni (+2,8% rispetto al 31 dicembre 2016).
La Vittoria Assicurazioni, quotata a Milano, ha come azionista di maggioranza assoluta, con quasi il 60% del capitale, attraverso le società Vittoria Capital e Yafa Holdin, il presidente onorario Carlo Acutis, il cui figlio Andrea è il presidente operativo, mentre la figlia Adriana è consigliere di amministrazione. Vice presidente è Roberto Guarena e amministratore delegato Cesare Cardarelli.

Numeri italiani 3

IRPEF - Nel 2016, gli italiani hanno dichiarato al Fisco redditi 2015 pari a 832,9 miliardi imponibili ai fini Irpef. Oltre la metà di questa somma è stata erogata dallo Stato: circa 130 miliardi come stipendi ai dipendenti della Pubblica amministrazione e 325 miliardi come pensioni, prestazioni assistenziali, sostegno al reddito e rendite Inail. Quanto ai versamenti, i contribuenti hanno pagato effettivamente 162,7 miliardi a fonte dei 171,7 che avrebbero dovuto, perché oltre 11,1 milioni di dichiaranti, il 27,3%, hanno beneficiato del bonus Renzi, complessivamente per poco meno di 9 miliardi.
Per l'Irpef, nel 2015, i lavoratori dipendenti hanno versato 94 miliardi (56,7%), i pensionati 59,6 miliardi (34,7%) e gli autonomi 9,4 miliardi (5,5%). I lavoratori dipendenti sono circa 17 milioni, ma rappresentano il 54% dei contribuenti che hanno dichiarato redditi positivi. I pensionati sono 16,19 milioni, ma scende a 14,77 milioni il numero di quanti hanno fatto la dichiarazione dei redditi e a 11,48 milioni quelli che hanno pagato almeno un euro di imposte. Infine gli autonomi: i dichiaranti sono risultati 5,11 milioni, però meno di 2,6 milioni hanno presentato redditi positivi. In sostanza, oltre la metà degli italiani non ha redditi imponibili.

I POVERI DELL'ISTAT - L'Istat, l'istituto nazionale di statistica, ha comunicato che stima in 1,619 milioni le famiglie residenti in Italia in condizioni di povertà assoluta nel 2016, famiglie composte complessivamente da 4,742 milioni di individui. Secondo l'Istat, perciò, l'anno scorso, nel nostro Paese si trovavano in povertà assoluta il 6,3% delle famiglie e il 7,9% degli individui. Rispetto al 2015, sono lievemente maggiori sia i numeri assoluti sia le percentuali e ancora un po' di più rispetto al 2013 (5,7% le famiglie in povertà assoluta, allora). Negli ultimi tre anni, dunque, la povertà assoluta è aumentata, come quella relativa.
L'Istat precisa che "L'incidenza della povertà assoluta è calcolata sulla base di una soglia corrispondente alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, è considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile. Sono considerate come assolutamente povere, pertanto, le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia, la quale si differenzia per dimensione e composizione, per età della famiglia, per ripartizione geografica e per ampiezza demografica del comune di residenza".

FARMACEUTICA - Poco considerata, ma sempre più rilevante per l'economia e la salute degli italiani: è l'industria farmaceutica nazionale, che nel 2016 ha fatto registrare un valore della produzione superiore ai 30 miliardi, il 2,3% in più rispetto al 2015 e circa 5 miliardi più che nel 2010. Da allora le sue esportazioni sono aumentate del 52%, da 13,973 miliardi a 21,282, e il trend è continuato nei primi quattro mesi di quest'anno, con la crescita del 14% delle vendite all'estero. Si è ancora ridotto, pertanto, il saldo negativo commerciale del settore, a 1,7 miliardi nell'esercizio passato, quando le importazioni sono state pari a 22,863 miliardi.
Nel primo quadrimestre di quest'anno, l'industria farmaceutica italiana ha anche aumentato del 4,7% la produzione e del 2,7% l'occupazione, che a fine 2016 era costituita da 64.000 addetti, dei quali 6.200 impegnati in ricerca e sviluppo. Gli investimenti di questo settore, l'anno scorso, sono ammontati a 2,7 miliardi.

DOVE LO STATO RISPARMIA - L'anno scorso, la spesa dello Stato italiano per pagare gli interessi ai sottoscrittori dei suoi titoli di debito è scesa a 66,5 miliardi, 17 miliardi in meno rispetto al 2012, quando, appunto, era stata di 83,5 miliardi. Grazie ai tassi bassi, per effetto soprattutto della politica monetaria della Bce di Mario Draghi, lo Stato ha cumulato risparmi per 47,5 miliardi nell'ultimo quadriennio. Somma analoga a quella che lo Stato dovrebbe pagare, quest'anno, come cedole sul debito pubblico. L'esborso totale, però, sarà di circa 260 miliardi, perché agli interessi dovrà aggiungere 214 miliardi per il rimborso dei titoli di Stato arrivati a scadenza.
Per far fronte a questo impegno finanziario, nel 2017 l'Italia emetterà nuovi titoli di Stato a medio-lungo termine (escludendo, quindi, i Bot) per un valore d'asta, appunto, intorno ai 260 miliardi, cifra che assegna al nostro Paese il relativo primato nell'Eurozona ed è maggiore di circa 120 miliardi a quella della Germania e di una cinquantina di miliardi a quella della Francia.
Quanto ai rendimenti lordi a scadenza, Banca d'Italia ha precisato che a fine dicembre 2016 erano: 0,152% per i Btp a 3 anni, 0,693% per i Btp a 5 anni, 1,886% per i Btp a 10 anni e 2,987% per i Btp a 30 anni;mentre erano 0,699% per i Cct e 0,035% per i Ctz.

BOOM DEL RISPARMIO GESTITO - Prima parte dell'anno molto favorevole per l'industria del risparmio gestito (fondi comuni d'investimento e gestioni di portafoglio): dall'inizio di gennaio alla fine di giugno, la raccolta netta è stata di 56,5 miliardi, più che doppia rispetto al corrispondente periodo dell'anno scorso (27,5 miliardi). e superiore di un miliardo a quella dell'intero 2016. Nel solo mese passato le sottoscrizioni nette sono ammontate a 8,1 miliardi, confermando il trend positivo e il consolidamento degli oltre 2.000 miliardi di patrimonio gestito (per la precisione, al 30 giugno 2017 è pari a 2.005,6 miliardi.
Principale operatore del settore in Italia è il gruppo Generali, che a fine semestre presenta un patrimonio gestito di oltre 470 miliardi (24% del totale); mentre al secondo posto si trova il gruppo Intesa Sanpaolo con 384,3 miliardi (19,6%), raccolti in parte da Eurizon (296 miliardi9 e in parte da Fideuram (88,3 miliardi). In terza posizione si colloca Pioneer Investments (gruppo Unicredit) con 143,9 miliardi, precedendo così Poste Italiane (77,3 miliardi) e Anima Holding (74,9).




Conti correnti: impennata degli stranieri

L'aumento dell'imprenditoria straniera in Italia, fenomeno confermato ogni tre mesi da Unioncamere, ha riflessi anche sul sistema creditizio nazionale. Negli ultimi sei anni, infatti, il numero dei conti correnti intestati a imprenditori nati fuori dal nostro Paese è cresciuto, mediamente, del 10,5% ogni dodici mesi. Lo ha comunicato l'Abi, l'associazione delle banche italiane, precisando che, a fine 2016, sono diventati 122.494 i conti correnti intestati a imprenditori stranieri operanti nella Penisola, mentre erano 74.237 al 31 dicembre del 2010.
Dalle rilevazioni dell'Abi, fra l'altro, è emerso che il 15% degli imprenditori stranieri titolari di un conto corrente in Italia è cinese, l'8,7% originario del Bangladesh, l'8,3% pakistano e il 4,4% egiziano. Queste le quattro comunità estere con più rapporti contrattuali con le banche attive nel nostro Paese.
Le imprese straniere registrate in Italia dalle Camere di commercio a fine 2016 erano 571.255, il 9,4% del totale nel nostro Paese. Il Piemonte ne contava 41.459 (9,4%), la Liguria 19.828 (12,2%) e la Valle d'Aosta 674 (5,2%). Quanto agli imprenditori stranieri, l'Unioncamere ha precisato che al 31 dicembre scorso erano 785.938, dei quali 56.987 operanti in Piemonte, 26.676 in Liguria e 1.129 in Valle d'Aosta. Gli imprenditori stranieri, che oggi sono l'8,5% , nel 2000 rappresentavano solo il 2,7% di tutti gli imprenditori attivi in Italia.
Ancora l'Abi, che è validamente presieduta da Antonio Patuelli e ha fra i suoi vice il torinese Camillo Venesio (amministratore delegato e direttore generale della Banca del Piemonte, dal 1983), ha ricordato che, al 30 giugno 2017, ammontavano a 1.805,5 miliardi gli impieghi economici degli istituti di credito in Italia, somma superiore dell'1,5% a quella in essere alla stessa data del 2016. Dei prestiti concessi dalle banche, il 4,38% (dato di fine maggio) erano in "sofferenza", cioè di difficile esigibilità.
Quanto ai depositi della clientela privata residente, al 30 giugno 2017, le banche ne contavano per 1.394,6 miliardi, quasi 58 miliardi più di un anno prima (+4,3%).

Artigianato a marce basse

Artigianato in recupero, ma a marce basse. Dal primo giorno di aprile all'ultimo di giugno 2017, l'artigianato del Nord Ovest è cresciuto soltanto di 559 imprese: 331 i laboratori in più in Piemonte, 171 in Liguria e 57 in Valle d'Aosta. Così, alla fine del mese scorso, sono risultate 169.289 le aziende artigiane iscritte alle Camere di commercio del Nord Ovest; in particolare, 121.188 in Piemonte, 44.363 in Liguria e 3.738 in Valle d'Aosta.
Per tutta l'Italia, il saldo del secondo trimestre è stato positivo per 3.166 unità, differenza tra le 22.104 nuove iscritte e le 18.938 cancellate dai registri camerali, avendo cessato l'attività. Il saldo è il migliore dei corrispondenti periodi degli ultimi quattro anni; ma figura ben lontano da quello del 2011, quando l'artigianato nazionale si arricchi di 7.291 aziende tra l'inizio di aprile e la fine di giugno.
Non solo. La quantità delle nuove imprese artigiane che si sono iscritte alle Camere di commercio nel secondo semestre 2017 è il più basso degli ultimi otto anni, come lo è quello delle cancellate dai registri. Fra l'altro, nello stesso periodo del 2011 le nuove iscritte furono ben 31.742. Evidente prova di un settore che stenta a riprendere velocità, per i motivi comuni al resto del sistema produttivo: eccessiva fiscalità e burocrazia penalizzante, illegalità, concorrenza sleale e, non ultimo, l'affievolimento dello spirito d'iniziativa.
Comunque, alla fine del giugno appena passato, le varie province del Nord Ovest presentavano al seguente situazione delle imprese artigiane iscritte alle Camere di commercio: 11.350 ad Alessandria, 3.738 ad Aosta, 6.227 ad Asti, 5.255 a Biella, 17.941 a Cuneo, 22.877 a Genova, 7.132 a Imperia, 5.276 a La Spezia, 9.487 a Novara, 9.078 a Savona, 61.953 a Torino, 4.323 a Verbania, 4.652 a Vercelli.
Nel secondo semestre 2017, soltanto le province di Alessandria e di Biella hanno evidenziato un ulteriore dimagrimento dell'artigianato, sia pure di sole 9 imprese in entrambi i territori.
Sempre alla fine del primo semestre, le aziende artigiane in tutta l'Italia sono risultate 1.333.127, pari al 22% dei 6,080 milioni di imprese di ogni genere iscritte alle Camere di commercio.


Diecimila fallimenti dal 2009

Sono diecimila (9.986 a voler essere precisissimi), le imprese del Nord Ovest che hanno portato i libri in Tribunale, dall'inizio del gennaio 2009 al 30 giugno appena passato. Il consuntivo è della Cribis, società del gruppo Crif, specializzata nella business information. In particolare, nel periodo considerato, i fallimenti sono stati 7.631 in Piemonte, 2.235 in Liguria e 120 in Valle d'Aosta. Dalla stessa società è stato aggiunto che, nel primo semestre 2017, in Piemonte sono fallite 381 aziende, in Liguria 124 e in Valle d'Aosta 14.
In tutta l'Italia, dal primo giorno di gennaio all'ultimo di giugno di quest'anno,  sono stati registrati 6.188 fallimenti, il 15,7% in meno rispetto al primo semestre 2016.
Nel solo secondo trimestre, sono state 3.190 le imprese italiane che hanno portato i libri in Tribunale; in media, 35 al giorno, una all'ora. Nel secondo trimestre del 2016 erano state 3.740, una trentina in più nello stesso periodo 2015 e 4.190 in quello del 2014.
I confronti indicano chiaramente che i fallimenti stanno diminuendo, soprattutto dal 2014, quando hanno toccato il picco (nell'intero anno sono stati 15.336); ma sono ancora in numero superiore a quelli del 2009 (9.384) e degli anni immediatamente precedenti. A dimostrazione che l'economia italiana sta migliorando, ma la crisi non è passata del tutto, come dicono chiaramente anche diversi altri indicatori. Nel 2015 si sono contate 14.584 aziende fallite e 13.467 in tutto il 2016.
Tornando ai dati del primo semestre 2017, dalla rilevazione della Cribis emerge che la regione che ha denunciato più fallimenti è stata la Lombardia (1.300, pari al 21% del totale nazionale), seguita da Lazio (786) e Campania (539). Il Piemonte si trova al settimo posto (6,2% dei fallimenti del periodo in tutto il Paese), la Liguria al quattordicesimo (2%) e la Valle d'Aosta al ventesimo, l'ultimo (0,2%). E' il commercio che ha avuto più "vittime" nel periodo: 2.072. Il settore dei servizi ha subito 1.410 fallimenti, l'edilizia 1.253 e l'industria 1.190.