Energia: Quadrino e Cantamessa

Nel sistema finanziario subalpino non ha sorpreso la recente sottoscrizione di una quota di Tages Helios, primo fondo di investimento alternativo interamente destinato al settore fotovoltaico in Italia, da parte di Equiter, investitore e advisor finanziario nel settore delle infrastrutture che fa capo a Intesa Sanpaolo (38,3% del capitale), Compagnia di San Paolo (37,5%) e Fondazione Crt (24,2%). Perché direttore investimenti di Tages Helios, che ha raccolto 253 milioni di euro, è Umberto Quadrino, top manager torinese ben conosciuto sotto la Mole.
Quadrino, attivissimo settantenne, che ha fatto buona parte della sua brillante carriera nel gruppo Fiat, dove ha lavorato per una trentina d'anni (fra l'altro, è stato amministratore delegato del colosso industriale Cnh, che ha portato in Borsa) e poi è passato alla guida della Edison, dal 2011 è anche imprenditore, avendo condiviso la fondazione di Tages Capital, società di Tages Holding, conglomerata che ha masse amministrate per 16 miliardi di euro, impegnate in parte in hedge fund e, soprattutto, nel Credito Fondiario, banca comprata tre anni fa e specializzata nel comparto dei crediti deteriorati, i cosiddetti Npl, così tanto discussi. Fra l'altro, Quadrino è il presidente di Tages Holding.
A proposito di energia, è di poche settimane fa la nomina di Marco Cantamessa, docente di Ingegneria gestionale al Politecnico di Torino, a presidente della Compagnia Valdostana delle Acque (Cva), società controllata dall'omonima Regione e proprietaria di 32 centrali idroelettriche, sei parchi eolici e tre impianti fotovoltaici. La Cva, che conta oltre 500 dipendenti, ha avviato il processo per quotare in Borsa una quota di minoranza del suo capitale, un'operazione "chiave di volta per iniziare percorsi di sviluppo" ha dichiarato Marco Cantamessa a Stefano Parola, che lo ha intervistato per la Repubblica Torino.
Marco Cantamessa è anche, dal 2008, presidente e amministratore delegato di I3P, principale incubatore universitario in Italia, quinto posto in Europa e al 15 a livello mondiale, avendo già alcune centinaia di start up (nel solo 2015, a favore delle nuove imprese più avanzate tecnologicamente, ha raccolto investimenti per oltre 15 milioni. Società consortile senza fini di lucro, I3P, fondata nel 1999, è situata nella "Cittadella" del Politecnico di Torino, dove Marco Cantamessa, classe 1966, ha studiato, si è laureato in Ingegneria e ha fatto la sua carriera accademica, alla quale affianca numerosi incarichi esterni.
I3P, di cui è vice presidente Renato Bellavita e consigliere l'imprenditore Alberto Dal Poz, nel 2016 ha accolto 600 idee, lanciato 145 progetti e ha costituito 49 imprese.

La Giustizia di Mario Barbuto

E' previsto che uscirà entro l'autunno, il nuovo libro di Mario Barbuto sulla giustizia, opera che si preannuncia molto interessante e che certamente farà discutere. Mario Barbuto, che ha concluso la carriera in magistratura come Capo Dipartimento dell'Organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi al ministero di Giustizia, dopo essere stato presidente della Corte d'Appello di Torino (2010-2014) e presidente del Tribunale di Torino per otto anni (2001-2009), nella sua nuova pubblicazione esamina soprattutto i problemi della giustizia italiana e le cause dei gravi mali di questa funzione strategica; spiega il "modello Torino", che consente di ridurre al minimo la durata dei processi civili e che spicca tra le buone pratiche non soltanto a livello nazionale.
Inoltre, Mario Barbuto, stimatissimo, si sofferma sul male costituito dall'autoreferenzialità di parte della magistratura e delle diverse concezioni, che portano anche a contrapposizioni interne e, naturalmente, racconta la sua esperienza, compresa quella con il mondo politico, fatta a Roma.
Mario Barbuto, classe 1942, laurea in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, dopo un anno da ricercatore all'Università, è stato assunto dalla Banca d'Italia, lasciata in seguito alla nomina a uditore giudiziario, che segna l'inizio della sua carriera da magistrato. A Torino è arrivato nel 1969, come pretore, incarico svolto per 11 anni, tre nel civile e otto nel penale. Poi è stato giudice per 12 anni e nel 1993 è diventato presidente di sezione, dapprima nella Corte d'Assise.
Docente, autore di numerose pubblicazioni scientifiche, grande cultura, relatore brillante, Mario Barbuto, che è ancora presidente di sezione della Commissione Tributaria Regionale di Torino e dall'inizio del 2016 presidente dello Iap (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria), ha un'ottima padronanza dei sistemi informatici anche ai fini della dell'organizzazione e della gestione del lavoro d'ufficio, competenza specifica che gli è valsa la partecipazione a diverse commissioni finalizzate al miglioramento dell'efficienza e dell'efficacia del sistema giudiziario e che si è rivelata determinante nella progettazione e nell'attuazione del "modello Torino", portato a esempio in tutt'Italia per i suoi risultati straordinari.
Mario Barbuto ha anticipato i principali contenuti del suo nuovo libro durante l'incontro conviviale di "Dumse da fé", il consesso subalpino promosso e coordinato dal commercialista torinese Piero Gola, che, infaticabilmente, da cinque anni, ogni due lunedì, riunisce un qualificato gruppo di personalità cittadine invitate ad ascoltare un relatore su un tema d'attualità e poi a farne oggetto di discussione.

Ecco la mappa dei redditi degli autonomi

Genova prima e Novara seconda, per 30 euro. Sono le due province del Nord Ovest che presentano i maggiori guadagni dei lavoratori autonomi, considerati tali i liberi professionisti (con o senza Ordine), oltre che gli artigiani e i commercianti titolari di imprese individuali in regime di contabilità ordinaria e semplificata.
In media, il reddito medio dichiarato dai lavoratori autonomi nel 2016 (per l'anno di imposta 2015) è stato di 29.755 euro in provincia di Genova e di trenta euro in meno nella provincia di Novara. Cifre che hanno collocato Genova al quindicesimo posto nella graduatoria nazionale e Novara subito dietro, al sedicesimo. Al vertice italiano si è piazzata, naturalmente, Milano con 38.140 euro, seguita da Bolzano (35.294) e Lecco (33.897). Sopra i 30.000 euro anche Bologna, quarta con 33.584 euro, Como, Monza-Brianza, Varese, Bergamo, Parma, Trieste, Modena, trento, Padova e Treviso.
La media del Paese è risultata di 26.248 euro. E tre province del Nord Ovest sono finite sotto la media. Si tratta di Asti (25.964 euro), La Spezia (25.077) e Imperia, cenerentola dell'area con 24.630 euro. Poco sopra, però, si trovano Vercelli (26.431), Alessandria (26.515) e Aosta (26.516).
Nella provincia di Torino, il reddito medio dichiarato l'anno scorso dai lavoratori autonomi è stato di 28.433 euro, il trentunesimo più alto tra le 110 province italiane e il terzo invece a livello di Nord Ovest. Nelle restanti province dell'area, il reddito medio è stato, per tutte, superiore ai 27.000 euro ma inferiore ai 28.000, scendendo dal massimo dei 27.986 del Verbano-Cusio-Ossola al minimo dei 27.119 di Cuneo, avendo in mezzo Biella (27.627) e Savona (27.245).
Secondo lo studio fatto dalla Cgia, l'associazione artigiani e piccole imprese di Mestre, l'anno scorso, nel Nord Ovest hanno presentato la dichiarazione dei redditi 263.595 lavoratori autonomi, fra liberi professionisti, artigiani e commercianti titolari di imprese individuali in regime di contabilità ordinaria e semplificata. Di questi, 94.921 erano in provincia di Torino, 38.161 in quella di Genova e 25.986 in quella di Cuneo.

  

In manovra i big alessandrini

La grande industria alessandrina in campagna acquisti. Sei mesi dopo l'annuncio della Guala Closures, che comunicava di avere rilevato il 70% della francese Capmetal, il 16 giugno, Buzzi Unicem ha annunciato l'accordo che prevede l'acquisizione dell'intero capitale di Cementizillo, primario gruppo industriale, fondato nel 1882 e attivo nel settore del cemento e del calcestruzzo preconfezionato nel Nord Est italiano.
Buzzi Unicem ha già comprato il 47,9% delle azioni di Cementizillo (per 22,6 milioni di euro) dai socio di minoranza; mentre il pagamento per il restante 52,1%, in possesso della Giovanni Zillo & C, che ha come amministratore unico Alvise Gino Zillo, è previsto a tappe e in due forme: una parte fissa, pari a 60 milioni di euro più 450.000 azioni ordinarie Buzzi Unicem, già detenute dalla società presieduta da Enrico Buzzi; e una parte variabile, aleatoria e fino a un massimo di 21 milioni, che dipenderà dal prezzo del cemento realizzato da Buzzi Unicem nel prossimo quadriennio.
Il gruppo Zillo ha due stabilimenti a ciclo completo, uno in provincia di Pordenone e l'altro in quella di Padova, e una quarantina di centrali di betonaggio. Nel 2016 ha fatturato 90 milioni e ha avuto un risultato operativo negativo per 4 milioni. Al 31 dicembre aveva un indebitamento finanziario netto di 46 milioni.
Con l'acquisizione di Cementizillo, il gruppo Buzzi Unicem rafforza la sua presenza e la sua quota sul mercato italiano, contribuendo alla sua razionalizzazione; inoltre, grazie anche alle sinergie derivanti dalle economie di scala e all'integrazione delle principali funzioni aziendali, migliorerà i suoi risultati gestionali nel nostro Paese. Ne è convinta anche la Borsa, che, infatti, ha condiviso l'operazione con l'aumento dei valori dei titoli Buzzi Unicem.
Proprio la Borsa rievoca subito Guala Closures, leader a livello internazionale nella produzione di chiusure per liquidi (vino e superalcolici, olio e aceto, bevande), ma anche per alimenti e farmaci. Primo al mondo nel comparto delle chiusure anti adulterazione per spirits e in alluminio, produce anche bottiglie in materiale Pet. Opera in oltre 100 Paesi, ha 26 stabilimenti, 5 centri di ricerca e circa 4.000 dipendenti. Nel 2016 ha venduto 14 miliardi di chiusure, realizzando un  fatturato di mezzo miliardo di euro. Numero uno e grande propulsore dell'impresa alessandrina (Spinetta Marengo), ma con sede legale e quartier generale in Lussemburgo, è Marco Giovannini.
Il ritorno alla quotazione su una piazza finanziaria, dopo l'uscita dalla Borsa di Milano nel 2008, è una delle due opzioni che la Guala Closures sta valutando, in seguito alla volontà di due fondi di investimento, decisi a cedere le loro partecipazioni, pari a quasi l'80% del capitale della controllante, per fare cassa, cioè per incassare i frutti del loro impegno finanziario durato 9 anni (il loro guadagno risulterà notevole, data la forte crescita di valore del Gruppo, che ha in programma la conquista di nuovi mercati, a partire da Usa e Giappone).
Che il vertice di Guala Closures stia studiando "opzioni strategiche" era già stato ufficializzato intorno a metà maggio, con un comunicato che confermava l'affidamento dell'incarico di assistenza a Barclays e Credit Suisse; ma è stato ribadito, recentemente, dallo stesso Marco Giovannini, il quale ha aggiunto che è prevista entro la fine dell'anno la scelta tra un ritorno in Borsa o l'ingresso nella compagine societari di uno o più grandi investitori istituzionali, che abbiamo comprato le quote in vendita.  
 

Chi contesta il Fisco

Nel 2016, alle Commissioni Tributarie Provinciali (Ctp) del Nord Ovest sono state presentati poco più di 7.000 ricorsi contro il Fisco, numero notevolmente inferiore a quello dell'anno precedente. Invece, le Commissioni Tributarie Regionali (Ctr), giudici di secondo grado nelle vertenze con gli enti impositori (di tasse, imposte, contributi e gabelle varie), hanno registrato un aumento degli appelli, saliti a 4.109 dai 3.314 del 2015. Insomma, l'anno scorso, nel Nord Ovest si sono avute meno liti nuove tributarie; ma, è cresciuto il numero dei soggetti che non hanno accettato la sentenza di primo grado e si sono rivolti ai giudici del secondo.
La Commissione Tributaria Provinciale del Nord Ovest che ha ricevuto più ricorsi fiscali nel 2016 è, naturalmente, quella di Torino, che ne ha registrati 1.942 (2.5.41 nel 2015). Genova ne ha contati 1.634 (2.415 l'anno prima), Alessandria 638 (694), Savona 462 (660), Cuneo 425 (692), La Spezia 421 (838), Novara 401 (530), Imperia 335 (593), Biella 228 (303), Asti 227 (386), Aosta 142 (156), Vercelli 120 (203) e Verbania 82 (146).
Quanto alle Commissioni Tributarie Regionali, quella ligure è stata chiamata in causa 2.264 volte nel 2016 (2.154 nel 2015), a fronte delle 1807 di quella piemontese (1.839) e delle 38 della valdostana (39). Si deve ai liguri, pertanto, l'incremento dei ricorsi complessivi del Nord Ovest ai giudici fiscali di secondo grado.
Alla fine dell'anno scorso, le controversie ancora pendenti sono risultate 10.272 davanti alle Commissioni Tributarie Provinciali e 8.441 a quelle Regione, sempre del Nord Ovest.
A livello nazionale, le liti tributarie pendenti al 31 dicembre 2016 erano in tutto 469.048 (-11,6% rispetto alla stessa data del 2015), delle quali 318.651 nelle Ctp (-17,6%) e 6.616 (+4,6%) nelle Ctr. Alle prime sono stati presentati 163.862 nuovi ricorsi (-13% rispetto al 2015) e alle seconde 67.851 (-1,2%), per un totale di 231.713 (-9,8%), con contestazioni del valore complessivo di 31,7 miliardi di euro e una media di 137.000 euro per controversia. Il 72,1% dei ricorsi presentati alla Ctp riguarda controversi del valore inferiore ai 20.000 euro, mentre solo l'1,4% riguarda liti del valore superiore al milione di euro.
Sia in primo che in secondo grado, gli esiti completamente favorevoli all'ente impositore sono stati percentualmente maggiori di quelli favorevoli al contribuente: 44,9% contro 31,5% da parte delle Ctp e 46,4% contro 37,6% da parte delle Ctr. Sempre nel 2016, la durata media del processo tributario è risultata di 781 giorni nel primo grado e di 778 nel secondo.
Infine, le controversie pendenti, nell'insieme delle Commissioni dell'intero Paese. Al 31 dicembre scorso, erano 469.048 (61.598 e l'11,6% in meno rispetto alla stessa data del 2015) per una somma di 51 miliardi, mentre è ammontato a 32 miliardi il valore delle 293.311 controversi definite (-1,6%).

Carlin Petrini e Badalucco

Fino a non molto tempo, Badalucco, piccolo comune della Valle Argentina (Ponente Ligure), era conosciuto soprattutto per la sagra dello stoccafisso; adesso, invece, perché è sede della Roi, impresa olearia pluripremiata per i suoi prodotti d'alta gamma, citati come eccellenze anche da parte di Carlin Petrini, il creatore di Slow Food, e di Oscar Farinetti, il patron di Eataly che espone bottiglie e confezioni della Roi nei suoi punti vendita, in Italia e all'estero.
Proprio Petrini e Farinetti, oltre che Sergio Staino, Michele Serra, Antonio Ricci, Giovanna Zucconi, figurano tra i principali invitati al Bistrot dell'Ulivo, manifestazione culturale del gusto, in programma a Badalucco il 18 luglio prossimo, organizzata da Rossella e Franco Boeri, titolari della Roi, soprannome storico della locale famiglia Boeri, che si occupa di olio da quattro generazioni (l'attività è iniziata nel 1900, quando il capostipite Giuseppe prese in affitto due dei frantoi allora di proprietà comunale).
L'azienda con il marchio Roi dispone di oltre 20 ettari di uliveti (con 6.000 piante), tutti in Valle Argentina, dove si coltiva solo la "Taggiasca", varietà pregiatissima per le sue qualità straordinarie. Spremitura e lavorazione sono a freddo, per garantire le migliori proprietà organolettiche, nutritive e di conservazione.
Al meeting di Rossella e Franco Boeri, che mette a confronto esperti, artisti, intellettuali e imprenditori sui temi dell'economia e della civiltà contadina, Carlin Petrini arriverà fresco di una nuova onorificenza: la cittadinanza onoraria ricevuta dal Comune di Chieri (collina di Torino), che si è aggiunta a quella di Laigueglia, avuta nel 2013 (a proposito, appare strano che anche il Comune di Badalucco non abbia ancora proposto lo stesso riconoscimento).
Carlin Petrini, nato a Bra nel giugno del 1949, figlio di un ferroviere e di una contadina, studi di Sociologia all'Università di Trento, si occupa di gastronomia da quarant'anni esatti. Oltre ad avere fondato Slow Food, Arcigola e ad avere partecipato alla nascita del Gambero Rosso, Carlin Petrini, ha ideato manifestazione come il Salone del Gusto di Torino, Terra Madre, Cheese e Slow Fish.
Nel 2008 il quotidiano inglese Guardian lo ha indicato tra le 50 persone che possono salvare il pianeta, dopo che, nel 2004, Time Magazine lo aveva inserito tra "gli eroi del nostro tempo", nella categoria degli innovatori. Nel 2009 ha ricevuto il premio Torinese dell'anno ("per la determinazione e la capacità dimostrate nel promuovere un nuovo modello di agricoltura sostenibile e di qualità e per l'impegno profuso  nella promozione e diffusione della cultura del gusto e della convivialità, a sostegno di una tradizione che mantiene in ogni individuo il legame con la propria terra di origine").
Poi, fra l'altro, il più celebre braidese, ha vinto il premio nazionale Cultura della Pace, è stato insignito della laurea honoris causa in Legge comparata, Economi a e Finanza dall'International University College di Torino e, l'anno scorso, è stato nominato ambasciatore speciale della Fao in Europa per il progetto Fame Zero.

Tre genovesi leader

Nuovi sprazzi di luce nell'economia ligure, ancora fosca. A generarli tre imprese emblematiche e leader nei rispettivi settori: Ansaldo Energia, Qui Group, Sanlorenzo.
Venerdì 16 giugno, a Cornigliano, in un'area ex Ilva, è stato inaugurato lo stabilimento di Ansaldo Energia già destinato all'assemblaggio di turbine a gas, in particolare, del modello maxi da 570 tonnellate e di ultima generazione. L'investimento specifico è stato di 11 milioni per il sito e di 65 per la produzione delle maxi turbine. Alla manifestazione hanno partecipato, in prima fila, Claudio Costamagna, presidente della Cassa Depositi e Prestiti, che presto arriverà a possedere il 60% del capitale di Ansaldo Energia attraverso Cdp Equity, guidata da Guido Rivolta, presente anche lui; Huang Dinan, presidente di Shanghai electric group, partner industriale dal 2014, oltre che, naturalmente, Giuseppe Zampini, presidente e grande artefice dei successi di Ansaldo Energia, insieme con Filippo Abbà, neo amministratore delegato. C'erano, inoltre, il governatore Toti, il sindaco Doria, la ministra Pinotti (Difesa), il sottosegretario Scalfarotto (Sviluppo Economico), Rixi, assessore regionale allo Sviluppo e altre autorità.
Nell'occasione, sono state comunicate alcune cifre che indicano chiaramente il valore, la forza e le prospettive rosee di Ansaldo Energia: nel 2016 ha acquisito nuovi ordini per 1,5 miliardi, così da portare il portafoglio a 5,3 miliardi; i ricavi consolidati sono aumentati del 18,3% a 1,253 miliardi e l'utile netto è stato di 60,4 milioni, cinque volte quello del 2015. Il patrimonio netto ha sfiorato i 600 milioni e i dipendenti sono diventati 4.254, rispetto ai 3.505 di fine 2015.
Insomma, Ansaldo Energia, è motivo d'orgoglio e di fiducia dell'industria ligure. Come Qui! Group lo è del settore dei servizi avanzati. Prima società a capitale italiano nel mercato nazionale dei titoli di servizio (ticket, carte elettroniche, prepagate), l'impresa genovese fondata, controllata e guidata da Gregorio Fogliani, è da poco stata premiata anche da Confindustria per le sue capacità d'innovazione ed è entrata a far parte del programma Elite di Borsa Italiana, che accompagna le aziende più virtuose in un percorso di crescita e di cambiamento destinato a termine spesso con la quotazione a Milano Affari o in qualche altra piazza finanziaria.
Qui! Group, definita un'"autostrada di servizi", conta oltre 20 milioni di clienti, 150.000 esercizi convenzionati, 30.000 punti vendita aderenti ai programmi di fidelizzazione, una ventina di milioni di carte elettroniche e un milione di prepagate, più di 15.000 pos gestiti e di 100 milioni di buoni (ticket) emessi ogni anno. Ha più di un migliaio di dipendenti e nel 2015 ha fatturato 650 milioni di euro.
Imprenditore già a 23 anni, Gregorio Fogliani, classe 1957, ha creato Qui! Ticket Services nel 1989, prima azienda del gruppo che ha poi visto la nascita di Payback, di Welfare Company, specializzata nell'emissione di voucher per il welfare sociale e aziendale; di Qui! Financial Services e di Qui! Group Brasil, che segna l'avvio dell'internazionalizzazione. Per il suo spirito d'iniziativa, le sue attività, il suo impegno, anche nel sociale (dieci anni fa ha costituito Qui Foundation), Gregorio Fogliani e Qui!Group hanno già ricevuto numerosi premi (fra i quali il Guido Carli 2013) e riconoscimenti come quello ricevuto dalla Fao.
Terzo caso, questo nella nautica. Sanlorenzo, produttore di yacht ai vertici mondiali nel comparto delle imbarcazioni di lusso con lunghezza superiore ai 24 metri, nel 2016 ha fatturato 314 milioni di euro (+42% rispetto al 2015), vendendo 33 yacht, 5 dei quali del comparto super, realizzando un utile lordo di 25,4 milioni e risultando il primo cantiere italiano ad avere superato il volume d'affari pre-crisi.
Grazie alla costante crescita di ordini e di consegne, Sanlorenzo, sede legale e direzione generale ad Ameglia (La Spezia), ha programmato investimenti per 60 milioni, destinati anche all'ampliamento della propria gamma d'offerta con altri otto nuovi modelli e all'aumento della capacità produttiva nei cantieri sia di Ameglia, da dove escono yacht di media e grande dimensione, sia di La Spezia, dedicati alla costruzione dei superyacht. Il terzo polo produttivo della Sanlorenzo è a Viareggio.
Presidente e proprietario della Sanlorenzo, che ha già varato circa 650 yacht, "uno diverso dall'altro", e non ha mai fattore neppure un'ora di cassa integrazione, è Massimo Perotti, neo Cavaliere del lavoro. Nato 56 anni fa a Torino, dove si è laureato in Economia e commercio, Massimo Perotti, prima di rilevare i Cantieri Sanlorenzo, nel 2005, ha lavorato alla Azimut di Avigliana, della quale è stato direttore generale e, dal 1996 al 2004, amministratore delegato, principale collaboratore di Paolo Vitelli.

I debiti dei nostri enti locali

Superati anche i 2.270 miliardi. A fine aprile, il debito delle amministrazioni pubbliche italiane ha fatto segnare il suo nuovo record storico. Al 31 dicembre scorso era ancora a 2.217,9 miliardi e a 2.772,8 miliardi lo stesso giorno del 2015. In sedici mesi è aumentato di un altro centinaio di miliardi. Una corsa che continua, ininterrottamente. Alla faccia di tutti i richiami internazionali, le promesse e i vari progetti di spending review. Le spese aumentano più delle entrate. Per di più, sono le spese correnti a crescere e non quelle per gli investimenti, che, prima o poi, dovrebbero portare benefici, sempre che non siano sprechi mascherati. Quanto all'entrate, salgono di mese in mese. E si tratta di imposte, dirette o indirette, tasse di vario genere, tributi e contributi.
Insomma, i conti non quadrano. E l'Italia è sempre più indebitata, preoccupando diversi soggetti, indebolendo la struttura economica e pregiudicandone lo sviluppo. Ogni persona che risiede in Italia, dal neonato all'ultracentenario, ha un debito occulto di 36.605 euro. Questa, infatti, è la media che si trova dividendo il debito risultante a fine 2016 per i 60.589.445 abitanti censiti dall'Istat a quella data.
Alla progressiva crescita dell'enorme debito pubblico italiano, però, stanno contribuendo in misura sempre minore le amministrazioni locali, cioè Regioni, Province e Comuni. In termini assoluti, ma anche in percentuale al Pil, al contrario degli enti centrali. 1
Banca d'Italia ha rilevato che il debito delle amministrazioni locali al 30 aprile scorso ammontava a 89, 985 miliardi, a fronte dei 93,222 alla stessa data del 2016 e agli oltre 100 di fine maggio 2015.
L'incidenza del debito delle amministrazioni locali sul Pil nazionale è scesa dal 7% del 2012 a poco più del 5% dell'anno appena passato.
Il Nord Ovest ha fatto la sua parte, nonostante il Piemonte, che, in passato, ha ecceduto nelle sue spese e nel conseguente ricorso al credito. Comunque, l'indebitamento consolidato delle amministrazioni locali delle tre regioni - Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta - è sceso dai 19,990 miliardi del 31 dicembre 2011 ai 15,276 miliardi alla stessa data del 2016. Negli ultimi cinque anni è stato ridotto di 4,7 miliardi e, quindi, del 23,58%.
La regione più virtuosa è stata la Valle d'Aosta che, dal 2011 al 2016 ha tagliato i suoi debiti del 45,7%, cioè da 490 a 266 milioni. A sua volta, la Liguria li ha diminuiti del 29,1%, precisamente di un miliardo, portandoli a 2,434 miliardi dai 3,435 miliardi del 31 dicembre 2011. E' invece sceso del 21,69%, pari a poco meno di 3,5 miliardi, l'indebitamento consolidato delle amministrazioni locali piemontesi, risultato perciò di 12,576 miliardi a fronte dei 16,065 di fine 2011.
L'indebitamento degli enti pubblici piemontesi è il maggiore, nel Nord Ovest, anche in rapporto al Pil regionale, essendo di poco inferiore al 10%, a fronte del 6% scarso della Valle d'Aosta e del 4,5% circa della Liguria.
Tornando ai dati nazionali, il conto consolidato delle amministrazioni pubbliche evidenzia che nel 2016 il totale delle entrate è stato di 788,5 miliardi (747,8 nel 2011), pari al 47,1% del Pil italiano di quell'anno (45,7% nel 2011), mentre il totale delle spese è ammontato a 829,3 miliardi a fronte degli 808,6 del 2011. In particolare, negli ultimi cinque anni, le spese correnti sono cresciute da 666,4 a 705,7 miliardi mentre quelle per gli investimenti fissi sono diminuite da 45,3 a 35 miliardi. (-22,6%)
Ancora per quanto riguarda le spese delle amministrazioni pubbliche nell'anno passato, la disaggregazione per principali capitoli mostra che il personale è costato 164 miliardi, previdenza e assistenza hanno comportato esborsi per 337 miliardi e gli acquisti 91 miliardi. Oltre che per gli investimenti fissi, le spese pubbliche sono diminuite per il pagamento degli interessi sul debito, calate infatti a 66 miliardi (-13,3% rispetto al 2011), grazie al favorevolissimo abbattimento dei tassi.
  

Giordanengo e Mazzetti d'Altavilla

Un grande talento del Foro torinese. Tale è considerato Guglielmo Giordanengo, avvocato che si occupa prevalentemente delle problematiche attinenti il diritto penale delle società, sotto il profilo tanto consulenziale quanto processuale (è membro del collegio difensivo in numerose vertenze di rilievo nazionale). Un riconoscimento delle capacità di Guglielmo Giordanengo e del suo studio è appena arrivato con il premio internazionale Le Fonti 2017 -  attribuitogli a Milano, con la qualifica di "Boutique di eccellenza dell'anno - Diritto penale tributario".
Titolare dell'omonimo studio che ha come associati Maurizio Anglesio, Roberto Calleri Di Sala, Simona Carosso, Stefano Valentini e Matteo Lettorio, figlio d'arte, 42 anni, Guglielmo Giordanengo laureato nel 1998 con 110, lode e menzione, dopo la pratica dall'illustre penalista Cesare Zaccone, ha superato l'esame di abilitazione presso il distretto di Corte d'Appello di Torino come primo classificato (300/300 all'orale). Ed è risultato primo anche per il dottorato di ricerca in diritto penale italiano.
Docente alla "Scuola di specializzazione per le professioni legali" dell'Università di Torino e del Piemonte Piemonte Orientale, oltre che all'Associazione Italiana Internal Auditors, autore di numerose pubblicazioni scientifiche, Guglielmo Giordanengo, che fra l'altro, ha difeso l'Exor e la Giovanni Agnelli & C nel clamoroso processo che vedeva imputati Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Virgilio Marrone, tutti assolti, svolge parte dell'attività professionale anche come componente dell'Organismo di Vigilanza di diverse società, a partire proprio da Exor, Cnh Industrial e Juventus, tutte società facenti capo alla famiglia Agnelli-Elkann-Nasi.

A essere premiata, pochi giorni fa, è stata anche Mazzetti d'Altavilla, la più antica grapperia del Nord Ovest (è stata fondata nel 1846, da Filippo Mazzetti, a Montegnano, da dove è stata trasferita ad Altavilla Monferrato, sempre nell'Alessandrino). La Mazzetti d'Altavilla, produttrice di grappa, distillati, liquori e non solo, ha ricevuto il riconoscimento di Women Value Company 2017 - Intesa Sanpaolo, istituito quest'anno, per la prima volta, dalla Fondazione Marisa Bellisario in collaborazione appunto con il grande gruppo bancario.
Il nuovo premio, riservato alle piccole e medie imprese che si distinguono nel campo della parità di genere per l'attuazione delle migliori politiche e strategie finalizzate a garantire pari opportunità e carriera tra uomini  e donne, è stato consegnato, nel grattacielo Sanpaolo di Torino, a Elisa Belvedere Mazzetti, la quale è anche stata eletta, recentemente e all'unanimità, presidente dell'associazione nazionale Donne della Grappa, per il triennio 2017-2019.
Elisa Belvedere Mazzetti è la responsabile della Comunicazione dell'azienda di famiglia, della quale è  esponente della settima generazione, come Chiara e Silvia, mentre il vertice formato da Cesare, Nicoletta e Giorgio, costituiscono la sesta generazione. La Mazzetti d'Altavilla, pluridecorata in Italia e all'estero, per la qualità e l'innovazione della sua gamma, è da poco entrata a far parte dell'Unione Imprese Storiche Italiane, che associa poco meno di una cinquantina di prestigiose aziende ultracentenarie, fra le spiccano altre due piemontesi: la torinese Aurora (penne esclusive) di Cesare Verona e la Fratelli Piacenza 1733, lanificio d'eccellenza di Pollone (Biella).

Numeri italiani 1

FISCO E AZZARDO - Tutti a dire che la ludopatia è diventata un'epidemia nazionale gravissima e che bisogna fare qualcosa per farla arretrare. Progetti di legge, ordinanze, promesse. Intanto, però, l'erario continua a registrare un aumento degli incassi dai giochi (Lotterie, Lotto, Gratta e vinci, slot machines, scommesse varie e così via). Nei soli primi quattro mesi di quest'anno, il fisco ha ricavato dai giochi 4,71 miliardi di euro, il 3,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Il 2017, pertanto. appare destinato a evidenziare un nuovo record del gettito dai giochi, nonostante tutto.
L'incremento delle entrate derivanti dalle sfide, irrazionali, alla fortuna, è risultato superiore a quello (+2,2%) totale delle entrate tributarie erariali, che dal primo giorno di gennaio all'ultimo di aprile sono ammontate a 124,877 miliardi, 2,7 miliardi più che nel primo quadrimestre dell'anno scorso. In particolare, le imposte dirette sono state pari a 66,987 miliardi (+1,5%) e le indirette a 57,890 miliardi (+3,1%), buona parte dei quali conseguenti all'Iva, che ha reso 33,685 miliardi.
Altro dato significativo: le entrate derivanti dall'attività di accertamento e controllo (in parole povere, la lotta all'evasione fiscale), nel periodo considerato, sono diminuite del 7,7% a 2.518 miliardi. Anche in questo caso, rievocando Mina, "Parole, parole, parole ...".

MENO FALLIMENTI - Nei primi tre mesi 2017, è proseguito il calo dei fallimenti e delle altre procedure concorsuali: complessivamente, sono state 19.000 le imprese che hanno chiuso, il 5% in meno rispetto al corrispondente trimestre 2016 e il numero più basso dal 2009. "La diminuzione di nuovi default, fenomeno in atto da un paio d'anni, secondo le nostre attese proseguirà anche nei prossimi trimestri" ha detto Marco Nespolo, l'amministratore delegato di Cerved, leader in Italia nell'analisi del rischio del credito e una delle principali agenzie di rating in Europa.
Dall'inizio di gennaio alla fine di marzo, le imprese che hanno aperto una procedura fallimentare sono state 3.000, il 17% in meno; mentre sono diminuite del 26% le nuove procedure concorsuali, risultate così circa 400. Infine, per quanto riguarda le chiusure volontarie, Cerved ha stimato che sono state 15.000 le società liquidate in bonis, l'1,6 in meno rispetto al primo trimestre 2106.

INVESTIMENTI ESTERI - Secondo l'Osservatorio di EY, l'Italia è salita al sedicesimo posto nella classifica dei Paesi che hanno avuto più investimenti diretti esteri (Ide) nel 2016, quando ne sono stati censiti 89, il 62% in più rispetto al 2015. Questo incremento è il secondo maggiore tra i 28 Stati considerati dal rapporto (la Svezia ha registrato una crescita del 76%) e assume un valore ancora superiore se si tiene conto del fatto che i flussi degli investimenti globali, l'anno scorso, sono diminuiti del 13% a 1,3 trilioni di dollari. I nuovi investimenti esteri in Italia, per il 27% provenienti dagli Usa,  hanno contribuito alla creazione di 2.654 posti di lavoro.

ROMENI OLTRE IL MILIONE - Al 31 dicembre 2016, i romeni residenti in Italia sono risultati 1.168.562, ancora l'1,5% in più rispetto alla stessa data del 2015. Così, la comunità romena si è confermata di gran lunga la più numerosa, tra tutte quelle presenti nel nostro Paese. Infatti, è romeno il 23,2% della popolazione straniera residente nello Stivale (5.047.028 individui, come ha comunicato pochi giorni fa l'Istat, l'istituto nazionale di statistica.
Gli stranieri rappresentano l'8,3% dei residenti in Italia, che alla fine dell'anno scorso ammontavano a 60.589.445 ed erano, perciò 76.106 meno che al 31 dicembre 2015. Dopo i romeni, gli stranieri più numerosi residenti nel nostro Paese sono gli albanesi (448.407), seguiti dai marocchini (420.651), dai cinesi (281.972), dagli ucraini (234.354), dai filippini (166.459), dagli indiani (151.430) e dai moldavi (135.661). Chiudono la graduatoria delle prime dieci comunità straniere in Italia il Bangladesh (122.428 residenti) e l'Egitto (112.765).

PATRIMONI MILIONARI
In Italia sono 307.000 le famiglie che hanno una ricchezza finanziaria superiore al milione di dollari. Lo rivela il 17.mo rapporto del Boston Consulting Group, aggiungendo che il patrimonio di queste famiglie, costituito da azioni, obbligazioni, quote di fondi comuni, depositi e altri strumenti finanziari (sono esclusi i beni immobiliari, a partire dalla casa), è pari al 20,9% dell'intera ricchezza finanziaria italiana. E, a livello globale, soltanto 9 Paesi hanno un numero maggiore di famiglie milionarie, in dollari. Sono, nell'ordine: Stati Uniti (7.085.000), Cina (2.124.000), Giappone (1.244.000), Regno Unito (821.000), Canada (485.000), Germania (473.000), Svizzera (466.000), Francia (439.000) e Taiwan (370.000). In tutto il mondo, le famiglie milionarie, sempre secondo il Boston Consulting Group, sono circa 18 milioni e sono aumentate del 7% nell'ultimo anno.
A sua volta, la Banca d'Italia ha comunicato che a fine 2016 le famiglie italiane possedevano attività finanziarie del valore complessivo di 4.168 miliardi di euro, 33,2 miliardi in più rispetto all'anno prima (+0,8%). In particolare: depositi bancari per 1.144 miliardi, obbligazioni per 362 miliardi, quote di fondi comuni d'investimento per 480 miliardi, azioni e partecipazioni per 953 miliardi, assicurazioni, fondi pensione e tfr per 953 miliardi. Quanto alle passività finanziarie delle famiglie italiane, al 31 dicembre scorso ammontavano a 928,2 miliardi ed erano rappresentate per il 69,1% da debiti a medio e lungo termine.
Pertanto, il saldo netto della ricchezza finanziaria delle famiglie italiane a fine 2016 è di 3.239,8 miliardi di euro


Lapucci anche editore

Nuovo successo professionale di Massimo Lapucci, Segretario generale della Fondazione Crt dal 2012. A distanza di neppure due settimane dall'elezione, all'unanimità, a presidente dell'European Fondation Center, ente di Bruxelles che associa 220 soggetti filantropici di 40 Paesi e dotati di patrimoni del valore complessivo superiore ai 200 miliardi di euro, Massimo Lapucci è appena stato nominato consigliere di amministrazione della Caltagirone Editore, società quotata in Borsa che pubblica, fra l'altro, Il Messaggero (Roma), Il Mattino (Napoli) e Il Gazzettino (Venezia).
Nato nel 1969, a Roma, dove si è laureato in Economia e commercio, con 110 e lode, alla Sapienza, Massimo Lapucci, studi anche alla London Business School e alla Yale University, è abilitato alla professione di commercialista e di revisore legale.
Alla Fondazione Crt, dove è pure segretario generale pure della Fondazione Sviluppo e Crescita e direttore generale delle Ogr, Massimo Lapucci è arrivato dalla lussemburghese Sintonia, per la quale era Investment Director. Ancora prima, ha lavorato per le Ferrovie dello Stato (responsabile M&A e pianificazione strategica del Gruppo), per Ipse 2000 (responsabile Business planing) e alla Ernst & Young (manager Banking e corporate finance).
Il nuovo incarico alla Caltagirone Editore, Massimo Lapucci lo aggiunge a quelli di consigliere di amministrazione anche di Atlantia, colosso del quale la Fondazione Crt è azionista importante, Banca Generali, Sofito, European Venture Philantrhropy Association. Associazione Social Impact Agenda per l'Italia e di sindaco effettivo della Fondazione Museo Antichità Egizie di Torino.
A tutte queste attività, Massimo Lapucci affianca l'impegno accademico; infatti, è docente a contratto sia all'Università di Torino (corso di Economia e direzione delle imprese) sia alla Luiss di Roma (corso di Corporate Finance), oltre che Fellow alla statunitense Yale University, nell'ambito del World Fellow Program.