“Gennaio d'oro per l'insieme degli
azionisti delle 37 quotate “piemontesi”, intese come tali le
società che hanno sede o quartiere generale in regione o vi hanno le
radici i loro maggiori titolari. Il valore complessivo delle
piemontesi riconosciuto da Piazza Affari (capitalizzazione), al 31
del mese scorso, infatti, è risultato di 174,1 miliardi di euro,
quasi 26 miliardi in più rispetto ai 148,2 miliardi del 29 dicembre,
ultimo giorno di scambi del 2017”.
E' così che incomincia l'articolo
pubblicato oggi, 18 febbraio, dal Corriere Torino, edizione locale
del prestigioso Corriere della Sera, dove si può leggere che “Il
rialzo dei prezzi delle azioni delle piemontesi è stato del 17,5% a
fronte del 5,8% medio della capitalizzazione dell'intera Borsa di
Milano, salita dai 640 miliardi di fine dicembre 2017 agli oltre 677
miliardi del 31 gennaio 2018”.
Per completare il quadro relativo
all'intero Nord Ovest, bisogna aggiungere le quotate liguri, che sono
Banca Carige, Biancamano (famiglia Pizzimbone, di Savona), Boero
Bartolomeo, Erg e Orsero (Albenga).
La capitalizzazione di Banca Carige è
salita a 470,3 milioni dai 452,8 del 27 dicembre 2017, quella di
Biancamano è rimasta sostanzialmente uguale, cioè di pochissimo
superiore agli 11 milioni; mentre il valore borsistico della Boero è
calato da 85 a 82 milioni. E' sceso anche il valore della Orsero, da
161 a 154,6 milioni. Al contrario, la genovese Erg (famiglia
Garrone-Mondini) ha registrato un aumento della sua capitalizzazione
di oltre 165 milioni, ammontando a 2,491 miliardi a fronte dei 2,326
miliardi di fine dicembre.
Insieme, il valore attribuito da Piazza
Affari alle cinque liguri è risultato pari a poco meno di 3,210
miliardi, che porta a 177,3 miliardi la capitalizzazione totale delle
quotate del Nord Ovest al 31 gennaio appena passato.
Tornando al Corriere Torino, l'articolo
ha evidenziato che “La maggiore crescita del valore attribuito dal
mercato alle quotate piemontesi, che rappresentano un po' più di un
quarto di Piazza Affari, si deve principalmente alla compagine
formata dalle cinque controllate dalla famiglia Agnelli-Elkann-Nasi
(Exor, Fca-Fiat Chrysler Automobiles, Cnh Industrial, Ferrari e
Juventus); ma anche a Intesa Sanpaolo, la cui capitalizzazione è
cresciuta di oltre sei miliardi (da 46,429 a 52,823 miliardi), a Ubi
(da 4,412 a 4,788 miliardi), oltre che, in misura minore, ad altre
big, quali Buzzi Unicem (da 4,258 a 4,482 miliardi), Diasorin (da
4,144 a 4,364 miliardi), Iren (da 2,984 a 3,105 miliardi), Reply (da
1,740 a 1,951 miliardi) e Vittoria Assicurazioni (da 802,6 a 874,1
milioni)”.
E' stato riportato, inoltre, che in
gennaio sono cambiati poco i valori attribuiti dagli investitori alle
società controllate dai De Benedetti: 933,1 milioni alla Cir a fine
gennaio (925,9 milioni al 27 dicembre 2017), 418,8 milioni alla
Cofide (403,2), 327,1 milioni alla Gedi-Gruppo Editoriale (356,9),
56,2 milioni alla M&C (59,9), 480,2 milioni alla Sogefi (479,7).
Lo stesso per la coppia di Urbano Cairo: la capitalizzazione della
Cairo Communication è passata da 501,3 a 502,1 milioni e quella
della Rcs-MediaGroup a 628,7 milioni dai precedenti 643,3.
“In gennaio – conclude l'articolo
dell'edizione torinese del Corsera, guidata da Umberto La Rocca, già
direttore del Secolo XIX e vice direttore de La Stampa - hanno invece
accusato perdite di valore, tra le grandi, le due quotate che fanno
capo al gruppo Gavio - la capitalizzazione di Astm-Autostrada Torino
Milano è calata da 2,392 a 2,158 miliardi e quella di Sias da 3,521
a 3,459 miliardi – e l'Italgas, scesa da 4,133 a 4,001 miliardi”.
Umberto La Rocca, responsabile Corriere Torino |