MENO BTP, PIU' FONDI COMUNI
Riporta diverse notizie interessanti il
rapporto sui conti finanziari pubblicato, il 17 ottobre, dalla Banca
d'Italia, la quale, fra l'altro, ha evidenziato che, nel secondo
trimestre di quest'anno, le famiglie hanno ripreso il disinvestimento
dai titoli di debito a medio e lungo termine (-9,3 miliardi), mentre
hanno aumentato notevolmente gli acquisti di strumenti del risparmio
gestito (+24,7 miliardi, 17,6 dei quali costituiti da quote di fondi
comuni) e di azioni (+2,6 miliardi).
Così, il valore delle attività
finanziarie lorde possedute dalle famiglie è risultato di 4.228,8
miliardi al 30 giugno scorso, a fronte dei 4.187,8 miliardi emersi al
31 marzo e dei 4.102,3 miliardi di fine giugno 2016. In particolare,
alla fine del primo semestre 2017, il portafoglio delle famiglie
italiane comprendeva liquidità e depositi a vista per 873,3
miliardi, titoli a medio e lungo termine per 334,5 miliardi (399,7
miliardi al 30 giugno 2016), quote di fondi comuni per 494,1 miliardi
(460,6) e, fra l'altro, azioni più altre partecipazioni per 963,3
miliardi (902,8). Però, il valore delle azioni quotate era pari
soltanto a 55,4 miliardi, cinque miliardi in più rispetto a 12 mesi
prima.
Le famiglie, comunque, hanno aumentato
anche le loro passività finanziarie, cresciute dai 916,8 miliardi
del 30 giugno 2016 ai 933,6 miliardi allo stesso giorno di
quest'anno. La voce principale del loro indebitamento è
rappresentata dai prestiti a medio-lungo termine, ammontanti a 648,5
miliardi (637,1 alla fine del primo semestre 2016).
Nel solo secondo trimestre 2017, la
ricchezza finanziaria netta delle famiglie è aumentata di sette
miliardi di euro.
ABI: TASSI AI MINIMI STORICI
A proposito ancora di attivi e passivi,
l'Abi, l'associazione italiana delle banche, ha comunicato che i
prestiti degli istituti creditizi alle famiglie e alle società non
finanziarie sono aumentati, a fine settembre, a 1.365 miliardi, con
un incremento dell'1,4% rispetto alla stessa data dell'anno
precedente, In particolare, i mutui alle famiglie sono aumentati del
2,6% (dato di agosto).
Incrementi favoriti anche e, forse,
soprattutto dal costo del denaro molto conveniente; infatti, il tasso
medio sulle nuove operazioni per l'acquisto della casa è sceso
all'1,97% e al 2,76% quello medio sul totale dei prestiti. Tassi,
entrambi, che rappresentano i rispettivi minimi storici.
La voce prestiti evoca immediatamente
quella delle sofferenze nette, che sono scese a 65,3 miliardi a fine
agosto, mentre erano ancora a 86,6 miliardi al 31 dicembre scorso.
Così, è calato al 3,83% il rapporto tra le sofferenze nette e gli
impieghi totali delle banche. Le quali, al 30 settembre, contavano
depositi da clientela residente per 1.418 miliardi, 70,1 miliardi in
più rispetto a un anno prima. Nonostante che il tasso medio
riconosciuto ai clienti sui depositi sia dello 0,39%.
PROSTITUZIONE, MERCATO DA 4 MILIARDI
Quattro miliardi. A tanto è ammontata,
nel 2015, la spesa degli italiani per i “servizi di prostituzione”.
Lo ha riferito l'Istat, l'istituto nazionale di statistica,
precisando che il valore aggiunto prodotto dalla prostituzione
rappresenta il 25% delle attività illegali censite, che sono
soltanto tre: le altre due sono il traffico di stupefacenti (14,3
miliardi il valore del mercato 2015 stimato dall'Istat) e il
contrabbando di sigarette (600 milioni di euro).
Secondo l'Istat, la spesa totale delle
famiglie in Italia per i consumi finali delle attività illegali
censite è stata di 19 miliardi nel 2015, 300 milioni in più
rispetto all'anno precedente.
Questi dati sono stati forniti insieme
con l'indicazione del valore complessivo dell'economia nazionale non
osservata, la quale “include quelle attività economiche che, per
motivi differenti, sfuggono all'osservazione statistica diretta” ha
specificato l'Istat, precisando che l'aggregato è formato dalle
sottodichiarazioni e dal lavoro irregolare, oltre che, appunto, dalle
attività illegali.
Il totale 2015 dell'economia non
osservata è stato di 207,573 miliardi, pari al 12,6 del Pil, cioè
della produzione nazionale di ricchezza, risultata di 1.652,153
miliardi.
LA STANGATA CHE CI ASPETTA
Una stangata fiscale e contributiva da
81 miliardi. E' quella che ci aspetta, secondo Unimpresa, l'unione
nazionale delle piccole imprese che ha fatto i calcoli basandosi
sulla Nota di aggiornamento del Def-Documento di economia e finanza
approvato dal Consiglio dei ministri il 23 settembre.
Unimpresa ha scritto che dai 786
miliardi del 2016, la somma delle tasse e dei contributi sociali
(previdenziali e assistenziali) salirà a 803 miliardi nel 2017 e,
poi, progressivamente, fino agli 867 miliardi del 2020, con un
incremento del 10,3%. Questo anche perché la spesa pubblica
continuerà a crescere, tanto che, nel 2020, risulterà di 860,4
miliardi, superiore di oltre 30 miliardi e del 3,6% rispetto all'anno
scorso.
Secondo Unimpresa, il totale 2017 delle
entrate tributarie risulterà di 504,5 miliardi, mentre ammonterà a
521,7 miliardi nel 2018, a 534,3 miliardi nel 2019 e a 544,3 miliardi
nel 2020. Quanto ai contributi sociali, si passerà dai 226,1
miliardi di quest'anno ai 233,7 miliardi del prossimo, ai 238,8
miliardi del 2019 e, infine, ai 249 miliardi del 2020.