Ormai, forse poco o nulla infastidisce
le persone ragionevoli e responsabili quanto i continui moniti, gli
irrefrenabili richiami a quello che è necessario, quando non
doveroso, fare. Naturalmente, sempre riferito agli altri. Sono sempre
altri soggetti che devono fare, intervenire, rimediare; a partire da
politici, amministratori pubblici, legislatori, magistrati, enti …
Tutti, o quasi, a dire cosa bisogna fare e, invece, pochissimi che
dicono cosa loro hanno fatto o stanno facendo, concretamente, per
risolvere il problema denunciato, per superare le difficoltà, per
restare competitivi, per svilupparsi, piuttosto che per contribuire
al miglioramento dell'economia e delle condizioni generali di una
comunità locale e del Paese.
Per questo, è risultato
particolarmente apprezzabile ed apprezzato l'intervento del banchiere
Camillo Venesio, sabato 7 ottobre, alla presentazione della
diciottesima edizione del Rapporto “Giorgio Rota”
(indimenticabile e rimpianto economista torinese), promosso dal
Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi e sostenuto,
insieme, dalla Banca del Piemonte e dalla Compagnia di San Paolo.
Rapporto dedicato, come i precedenti, alla situazione di Torino,
ricco di dati e confronti, rigoroso, affidabile, ispiratore di
riflessioni e di provvedimenti.
Venesio, infatti, ha detto che “invece
di chiedere soltanto ad altri di fare qualcosa, ho analizzato la mia
attività di imprenditore e l'impresa che dirigo (la Banca del
Piemonte, indipendente da 105 anni, tra le più solide in Europa),
chiedendomi che cosa abbiamo fatto per l'impresa e, quindi, per il
tessuto economico della città”.
Ha subito risposto: “Abbiamo
superato, con successo, nell'ultimo decennio, tre forti shock: crisi
economica, tecnologico, normativo (uno tsunami), cambiando
completamente modello di business, investendo tanto in nuove
tecnologie e professionalità (assumendo statistici, matematici,
ingegneri gestionali, moderni informatici, gestori di nuovi rischi,
consulenti, analisti di processi, operatori di conctact center … al
posto di operatori di sportello e cassieri). Inoltre, abbiamo fatto
pesanti innovazioni di processo e lanciato nuovi prodotti”.
“Nel contempo – ha aggiunto –
abbiamo avviato un passaggio generazionale. Il tutto con impegno,
sacrificio, ricominciando quando sbagliavamo e senza alcun sostegno
da Industria 4.0, che non vale per le banche, beneficiarie, come
tutti, del credito d'imposta per attività di ricerca e sviluppo”.
Venesio, amministratore delegato e
direttore generale di Banca del Piemonte, interamente posseduta dalla
sua famiglia e con bilanci storicamente in attivo, ha ricordato che
tanti altri imprenditori, anche a Torino, hanno fatto lo stesso,
evitando di piangersi addosso e di godersi i risparmi messi da parte
delle generazioni precedenti.
E questo spiega perché, nonostante
tutto, Torino sopravvive. Non tutti i soggetti in causa, però, hanno
fatto e fanno la loro parte. E questo spiega perché Torino ha perso
colpi, si è impoverita e indebolita.
Camillo Venesio, n.1 Banca del Piemonte |