I debiti dei nostri enti locali

Superati anche i 2.270 miliardi. A fine aprile, il debito delle amministrazioni pubbliche italiane ha fatto segnare il suo nuovo record storico. Al 31 dicembre scorso era ancora a 2.217,9 miliardi e a 2.772,8 miliardi lo stesso giorno del 2015. In sedici mesi è aumentato di un altro centinaio di miliardi. Una corsa che continua, ininterrottamente. Alla faccia di tutti i richiami internazionali, le promesse e i vari progetti di spending review. Le spese aumentano più delle entrate. Per di più, sono le spese correnti a crescere e non quelle per gli investimenti, che, prima o poi, dovrebbero portare benefici, sempre che non siano sprechi mascherati. Quanto all'entrate, salgono di mese in mese. E si tratta di imposte, dirette o indirette, tasse di vario genere, tributi e contributi.
Insomma, i conti non quadrano. E l'Italia è sempre più indebitata, preoccupando diversi soggetti, indebolendo la struttura economica e pregiudicandone lo sviluppo. Ogni persona che risiede in Italia, dal neonato all'ultracentenario, ha un debito occulto di 36.605 euro. Questa, infatti, è la media che si trova dividendo il debito risultante a fine 2016 per i 60.589.445 abitanti censiti dall'Istat a quella data.
Alla progressiva crescita dell'enorme debito pubblico italiano, però, stanno contribuendo in misura sempre minore le amministrazioni locali, cioè Regioni, Province e Comuni. In termini assoluti, ma anche in percentuale al Pil, al contrario degli enti centrali. 1
Banca d'Italia ha rilevato che il debito delle amministrazioni locali al 30 aprile scorso ammontava a 89, 985 miliardi, a fronte dei 93,222 alla stessa data del 2016 e agli oltre 100 di fine maggio 2015.
L'incidenza del debito delle amministrazioni locali sul Pil nazionale è scesa dal 7% del 2012 a poco più del 5% dell'anno appena passato.
Il Nord Ovest ha fatto la sua parte, nonostante il Piemonte, che, in passato, ha ecceduto nelle sue spese e nel conseguente ricorso al credito. Comunque, l'indebitamento consolidato delle amministrazioni locali delle tre regioni - Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta - è sceso dai 19,990 miliardi del 31 dicembre 2011 ai 15,276 miliardi alla stessa data del 2016. Negli ultimi cinque anni è stato ridotto di 4,7 miliardi e, quindi, del 23,58%.
La regione più virtuosa è stata la Valle d'Aosta che, dal 2011 al 2016 ha tagliato i suoi debiti del 45,7%, cioè da 490 a 266 milioni. A sua volta, la Liguria li ha diminuiti del 29,1%, precisamente di un miliardo, portandoli a 2,434 miliardi dai 3,435 miliardi del 31 dicembre 2011. E' invece sceso del 21,69%, pari a poco meno di 3,5 miliardi, l'indebitamento consolidato delle amministrazioni locali piemontesi, risultato perciò di 12,576 miliardi a fronte dei 16,065 di fine 2011.
L'indebitamento degli enti pubblici piemontesi è il maggiore, nel Nord Ovest, anche in rapporto al Pil regionale, essendo di poco inferiore al 10%, a fronte del 6% scarso della Valle d'Aosta e del 4,5% circa della Liguria.
Tornando ai dati nazionali, il conto consolidato delle amministrazioni pubbliche evidenzia che nel 2016 il totale delle entrate è stato di 788,5 miliardi (747,8 nel 2011), pari al 47,1% del Pil italiano di quell'anno (45,7% nel 2011), mentre il totale delle spese è ammontato a 829,3 miliardi a fronte degli 808,6 del 2011. In particolare, negli ultimi cinque anni, le spese correnti sono cresciute da 666,4 a 705,7 miliardi mentre quelle per gli investimenti fissi sono diminuite da 45,3 a 35 miliardi. (-22,6%)
Ancora per quanto riguarda le spese delle amministrazioni pubbliche nell'anno passato, la disaggregazione per principali capitoli mostra che il personale è costato 164 miliardi, previdenza e assistenza hanno comportato esborsi per 337 miliardi e gli acquisti 91 miliardi. Oltre che per gli investimenti fissi, le spese pubbliche sono diminuite per il pagamento degli interessi sul debito, calate infatti a 66 miliardi (-13,3% rispetto al 2011), grazie al favorevolissimo abbattimento dei tassi.