Eataly in Borsa con 500 milioni

Doveva avvenire quest'anno, il decimo dell'apertura del suo primo punto vendita (nell'area del Lingotto, a Torino, sul finire del gennaio 2007), l'ingresso di Eataly in Borsa. Invece, è slittata al 2018. Non si sa ancora in quale mese, ma lo sbarco, molto atteso da Piazza Affari, è dato ormai certo nel prossimo esercizio, quando il fatturato dovrebbe risultare intorno ai 500 milioni di euro, un centinaio in più rispetto al 2016. L'imminenza della quotazione è stata ribadita sia dal piemontese Oscar Farinetti, il geniale fondatore di Eataly (e, precedentemente, di Unieuro) sia da Andrea Guerra, il nuovo presidente esecutivo, il quale era stato amministratore delegato di Luxottica (Del Vecchio), una delle principali multinazionali italiane, e che è stato chiamato da Farinetti a guidare un gruppo che si sta espandendo nel mondo a grande velocità e con un successo impressionante.
Oltre a essere presente in oltre venti città del nostro Paese, infatti, Eataly, ha i suoi centri (dove si può comprare e mangiare il meglio della produzione alimentare italiana) già in varie parti del globo: negli Stati Uniti (a New York, dove ha bissato; a Boston e a Chicago), in Brasile, in Germania ( Monaco di Baviera), in Turchia (Istanbul), a Dubai, in Corea (Seul), in Giappone, in Danimarca (Copenaghen). I centri Eataly all'estero attualmente sono una dozzina, ma il piano di crescita prevede aperture anche a Londra, Parigi, Stoccolma, Los Angeles, Toronto e, fra le altre metropoli, Mosca. Tutti mercati che ambiscono il cibo "made in Italy" di alta qualità, offerto da Eataly, che ne è non soltanto uno straordinario promotore ma pure un garante.
Responsabile dello sviluppo di Eataly all'estero è Francesco Farinetti, primogenito di Oscar e uno degli amministratori delegati dell'azienda di famiglia, che oggi conta circa 5.500 dipendenti. A proposito di internazionalizzazione, Francesco Farinetti, fratello di Nicola e Andrea, recentemente ha ricordato che Eataly ha portato all'estero, in dieci anni, quasi 9.000 prodotti di piccole e medie imprese italiane, le quali non avevano mai esportato.
Controllata dalla famiglia Farinetti, che intende restare azionista di maggioranza anche dopo la quotazione in Borsa, Eataly è partecipata al 20%, a livello di holding, dalla Tamburi Investment Partners, la boutique finanziaria di Gianni Tamburi che vi ha investito nell'impresa piemontese 120 milioni di euro e che è già stata tra gli artefici delle quotazioni della Ferrari e della Moncler.
Secondo quanto trapelato, le azioni destinate a essere offerte ai nuovi investitori dovrebbero essere pari al 30% del capitale di Eataly, che, nel programma di Guerra, tra cinque anni raddoppierà il fatturato, portandolo così a un miliardo di euro.