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ALLEGRI - Dicono che Massimiliano Allegri, l'allenatore della Juve, sia stato, nei giorni scorsi, l'argomento più discusso, soprattutto a Torino e dintorni. No, non per la clamorosa e umiliante sconfitta da parte del Real Madrid nella finale della Champions; ma per il ricco contratto che è riuscito a spuntare e per l'incredibile diverbio con i vigili urbani, che sotto la Mole chiamano "civich". Otto milioni all'anno sono stati giudicati spropositati, anzi scandalosi. Torino è la capitale italiana della cassa integrazione, una metropoli con tante persone senza lavoro o in gravi difficoltà economiche, con una povertà diffusa e crescente.
E' vero che la Juve ha chiuso la passata stagione con un utile netto di 4,1 milioni (interamente mandato a riserve e, quindi, lasciando a secco gli azionisti), è vero che è una società medio grande e quotata in Borsa (ricavi per circa 315 milioni nella prima parte dell'esercizio 2016-2017 e profitti per 72 milioni, 211 dipendenti) ed è altrettanto vero che ha nuovamente vinto il Campionato e la Coppa Italia. Però, gli otto milioni, che fanno di Allegri l'allenatore più pagato nel nostro Paese, restano una cifra irragionevole, in considerazione del lavoro che fa.
Forse, Allegri è determinante per i successi della squadra, per i diritti televisivi incassati dall'impresa bianconera, per il numero di spettatori, la pubblicità, lo spettacolo. Però, non è un pilota di Formula 1 che rischia la vita in ogni Gran Premio, non è un mago del bisturi che salva decine di persone al mese, non è un top manager con la responsabilità di centinaia di migliaia di famiglie, non è gestore di svariati miliardi di euro, né si trova a capo di una Banca centrale o di uno Stato.
"E' il mercato, bellezza - rispondono i difensori dell' "illustre livornese" - è il mercato che gli fa il prezzo e lo ha premiato. Vale quanto gli danno". Come se il mercato fosse una divinità infallibile, il giudice più giusto, un soggetto incorruttibile. Gran corbelleria. Il mercato non è neutro, è malleabile: quasi tutti lo subiscono, pochissimi lo fanno e lo fanno pro domo loro.
Secondo punto: gli insulti ai "civich" che lo hanno multato e poi verbalizzato. Non uno che dia ragione ad Allegri: ha sbagliato, doveva riconoscerlo e pagare l'infrazione. Non è esente e non ha il diritto di offendere perchè si chiama Allegri. "Il successo e i soldi hanno accresciuto ancora la sua presunzione" hanno detto. Di sicuro, non è diventato più simpatico. Autorete.

FCA - Dicono che tra i fornitori di Fca (Fiat Chrysler Automobiles) torinesi e non, stia nuovamente crescendo il malcontento. Due, in particolare, le critiche mosse al colosso autoveicolistico guidato da Sergio Marchionne: i tempi dei pagamenti, molto più lunghi rispetto ai migliori costruttori stranieri; le invadenze e le richieste dei tecnici della multinazionale, considerate spesso eccessive e ingiustificate. Logicamente, le proteste restano sommesse. Nessuno vuole correre il rischio di perdere commesse del Gruppo facente capo a Exor, che restano importanti per le aziende dell'indotto, nonostante il notevole aumento delle vendite a diversi concorrenti, primi fra tutti i tedeschi: Volkswagen, Mercedes, Bmw, Audi e Porsche.

PROFUMO - Dicono che a Francesco Profumo la presidenza della Compagnia di San Paolo, fondazione di origine bancaria con il secondo maggior patrimonio netto in Italia (quasi 5,9 miliardi di euro) stia sempre più stretta, pur avendola assunta solo un anno fa. Dicono che la Compagnia non gli dia grande soddisfazione e non gli piaccia più di tanto, nonostante tutto quello che la fondazione fa e la visibilità che porta. Comprensibile: Francesco Profumo, savonese, classe 1953, è stato ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, presidente del Cnr, rettore del Politecnico di Torino (2005-2011), presidente di Iren Group, consigliere di amministrazione di Telecom, Pirelli, Unicredit Private Banking, Il Sole 24 Ore.
Attualmente, oltre che presidente della Compagnia di San Paolo, maggiore azionista di Intesa Sanpaolo (forse non più per molto), Francesco Profumo lo è anche della fondazione trentina Bruno Kessler, del Campus Escp di Torino, della Safm e della Inwit (gruppo Telecom), quotata in Borsa. Inoltre, è nei consigli di amministrazione della torinese Fidia, altra società presente a Piazza Affari, e della Fondazione Agnelli, oltre che componente del comitato scientifico dell'IIT, il mega istituto italiano di tecnologie, dell'Accademia delle Scienze di Torino e dell'Accademia Europa.

CARIGE - Dicono che il libro sulla Banca Carige, scritto dalla brava giornalista ligure Carlotta Scozzari e destinato a suscitare un notevole interesse, sia pronto per essere stampato. Dicono che è stato chiuso con il capitolo sul siluramento dell'amministratore delegato Guido Bastianini, anche se la Cassa di Risparmio di Genova e Imperia resta una fonte di notizie a getto quotidiano o quasi. L'opera della Scozzari è in buona parte dedicata allo "scandalo" Berneschi, ma sono diversi i soggetti coinvolti e trattati, compresa Banca d'Italia. Fra l'altro, il "caso Carige", per i suoi vari aspetti, è emblematico e, in quanto tale, nazionale. Carlotta Scozzari conferma tutto, ma non anticipa il nome dell'editore, né la data d'uscita del suo libro.

GAVIO - Dicono che, nella mattinata di domenica 11 giugno, a Beniamino Gavio, numero uno dell'omonimo gruppo alessandrino tra i principali al mondo nel settore delle concessioni autostradali, dovrebbero essere fischiate le orecchie, a lungo. Causa le imprecazioni del fiume di automobilisti in coda, sotto il sole cocente, in attesa di pagare l'esoso pedaggio all'ingresso dell'Autostrada A32 Torino-Bardonecchia o del Frejus, una di quelle gestite da Sias-Astm, società che fanno capo, appunto, alla famiglia Gavio. Per gli automobilisti privi di Telepass e di altre carte, era disponibile un'unica pista d'entrata. Era chiusa persino quella con la cassa automatica per il pagamento in contanti e abilitata a dare il resto. Incredibile. Come se non bastasse che per andare da Torino a Bardonecchia, in autostrada - percorso di 72 chilometri - bisogna superare tre barriere, pagando, salato, a tre caselli. Comodo fare utili così.

CAIRO - Dicono che Urbano Cairo stia pensando sempre più intensamente al lancio di un suo quotidiano dedicato a Torino e al Piemonte. La voce relativa al progetto del "re dei settimanali popolari", diventato recentemente il patron di Rcs-Corriere della Sera, corre da tempo, ma, ultimamente, si è rafforzata, in seguito anche al matrimonio tra Repubblica e La Stampa-Il Secolo XIX. Si è parlato di un'edizione locale del Corriere della Sera, come quelle già dedicate ad altre aree. Però, non si esclude un'iniziativa diversa. Comunque, l'attenzione di Cairo su Torino, il Piemonte e l'editoria, è forte e molto lascia pensare che il presidente anche del Toro passerà presto all'azione. Non pochi giornalisti, già tali o aspiranti, giovani e meno giovani, lo sperano e fanno il tifo per lui. E ad attendere, con interesse, sono anche altri.