Canale (Saes Gettters) batte Bettone (Erg) nel derby degli ad per la remunerazione

Giulio Canale batte Luca Bettonte 1,9milioni di euro a 1,5 milioni. Il derby delle remunerazioni 2020 sotto la Lanterna, fra top manager, è stato vinto dal genovese di nascita, Giulio Canale, contro il genovese d'adozione, Luca Bettonte. Il primo, amministratore delegato e vice presidente della Saes Getters ha ricevuto esattamente 1.895.521 euro; mentre Bettonte, amministratore delegato della Erg ha avuto 1.521.896 euro.
A proposito della quotata genovese controllata dalla famiglia Garrone-Mondini, la relazione sulla remunerazione riporta che, l'anno scorso, il presidente Edoardo Garrone è stato compensato con 860.000 euro e suo fratello Alessandro, vice presidente esecutivo, con 1.203.972 euro. E il secondo vice presidente, Giovanni Mondini, con 363.550 euro.
Quanto altri consiglieri di amministrazione Erg appartenenti al Nord Ovest nel 2020 hanno ricevuto, per i loro incarichi, 135.000 il genovese Paolo Francesco Lanzoni, 105.000 la cuneese Silvia Merlo e 175.000 Elisabetta Oliveri, nata a Varazze.
Nel cda della milanese Saes Getters, con Canale, si trovano il genovese Andrea Dogliotti (remunerazione di 20.000 euro nel 2020) e il biellese Adriano De Maio (30.000).

Tutte le tentazioni del nuovo Btp Futura

Il ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef) ha annunciato la terza emissione del Btp Futura, che verrà collocato da lunedì 19 aprile a venerdì 23 aprile prossimi (fino alle ore 13), salvo chiusura anticipata. In linea con le emissioni del 2020, il collocamento, i cui proventi saranno dedicati a finanziare le misure per la ripresa economica dalla pandemia del Covid-19 e le spese relative alla campagna vaccinale, sarà riservato esclusivamente ai risparmiatori privati (cosiddetto mercato retail) e affini. Il titolo avrà una durata più lunga, con una scadenza di 16 anni.
Come per i precedenti Btp Futura, è previsto un premio fedeltà, collegato alla crescita dell’economia nazionale durante il periodo di vita del titolo, ma a differenza delle passate emissioni, questo verrà corrisposto in due tranche, erogate in momenti diversi. In considerazione della durata più lunga, infatti, è previsto che alla fine dei primi otto anni l’investitore che avrà detenuto il titolo sin dall’emissione avrà diritto a una prima tranche del premio fedeltà con un minimo garantito pari allo 0,4% del capitale investito, fino a un massimo dell’1,2%, in base alla media del tasso di crescita del Pil registrato nei primi otto anni di vita del titolo.
Alla scadenza finale del titolo (dopo i successivi otto anni), unicamente agli investitori che avranno continuato a detenere il titolo senza soluzione di continuità dall’emissione fino alla scadenza, verrà corrisposta una seconda tranche che includerà due componenti: la prima calcolata sempre in base alla media del tasso di crescita del Pil registrato nei primi otto anni del premio con un minimo garantito dello 0,6% fino a un massimo dell’1,8%; la seconda calcolata in base alla crescita dell’economia nazionale dal nono al sedicesimo anno con un minimo garantito dell’1% e un massimo del 3%.
Così come avvenuto nelle precedenti emissioni, il Btp Futura presenterà cedole nominali semestrali calcolate sulla base di tassi fissi predeterminati e crescenti nel tempo (il cosiddetto meccanismo step-up). In particolare, le cedole saranno corrisposte in base ad un tasso cedolare fisso per i primi quattro anni, che aumenterà una prima volta per i successivi quattro anni, una seconda volta per i successivi quattro anni e infine una terza volta per i restanti quattro anni di vita del titolo prima della scadenza.
La serie dei tassi cedolari minimi garantiti di questa terza emissione del Btp Futura sarà comunicata al pubblico il giorno venerdì 16 aprile, mentre i tassi cedolari definitivi saranno annunciati alla chiusura del collocamento, il giorno venerdì 23 aprile e non potranno, comunque, essere inferiori ai tassi cedolari minimi garantiti comunicati all’avvio del collocamento. Il tasso cedolare dei primi quattro anni resterà invariato, mentre in base alle condizioni di mercato potranno essere rivisti a rialzo, al termine dell’emissione, solo i tassi successivi al primo.
Inoltre, il titolo sarà collocato alla pari (prezzo 100,00) sul mercato attraverso la piattaforma elettronica Mot di Borsa Italiana per il tramite di due banche dealers: Intesa Sanpaolo e UniCredit.
Il collocamento non prevede eventuali riparti, né sarà applicato alcun tetto massimo, assicurando la completa soddisfazione degli ordini, salvo facoltà da parte del Mef di chiudere anticipatamente l’emissione. Per consentire la massima partecipazione dei cittadini all’emissione, l’eventuale chiusura anticipata non potrà comunque avvenire prima di mercoledì 21 aprile, garantendo dunque almeno tre intere giornate di collocamento.
Per il sottoscrittore non sono previste commissioni sugli acquisti nei giorni di collocamento, mentre sul rendimento del titolo si applica la consueta tassazione agevolata per i titoli di Stato pari al 12,5% e l’esenzione dalle imposte di successione, su cedole e premio fedeltà, come per gli altri titoli di Stato. Il titolo potrà essere sottoscritto rivolgendosi al proprio referente in banca o all’ufficio postale presso cui si possiede un conto titoli o attraverso il proprio home banking, se abilitato alle funzioni di trading online.

Borsa: Cnh Industrial al massimo storico

Balzo storico di Cnh Industrial in Borsa. Oggi, 30 marzo, quando l'indice Ftse Mib, che rappresenta le 40 principali società quotate a Piazza Affari, ha chiuso a 24.636 punti (+0,88% rispetto a ieri), Cnh Industrial non solo è stata la blue chip che ha fatto registrare il maggior rialzo della seduta (+4,34%), ma ha anche raggiunto il suo valore più alto, avendo terminato le negoziazioni con il prezzo di 13,465 euro, massimo storico. La perfomance di Cnh Industrial, controllata dall'Exor della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi, assume un valore ancora maggiore se si considera che esattamente un anno fa la sua quotazione era stata di 5,1340 euro, 8,331 euro in meno. Da allora, quindi, il titolo Cnh Industrial è aumentato del 63%.

Lapucci ricandidato in Banca Generali

Massimo Lapucci, Segretario generale della Fondazione Crt di Torino, figura nella lista numero 1 dei candidati al nuovo Consiglio di amministrazione di Banca Generali, controllata con il 50,7% dalla Generali Assicurazioni, il colosso triestino presieduto dal piemontese Gabriele Galateri di Genola. Per Lapucci si tratta di una riconferma. Come è una conferma quella del commercialista genovese Mario Francesco Anaclerio, candidato come presidente del collegio sindacale di Banca Generali. Anche Anaclerio è presentato dalla Generali Assicurazioni, compagnia della quale la Fondazione Crt, presieduta da Giovanni Quaglia, è uno dei maggiori azionisti.

Banca Passadore: nel 2020 utile record

 La genovese Banca Passadore nel 2020 ha conseguito un utile netto di 28,7 milioni di euro, in crescita del 6,1% rispetto al 2019 e il migliore nella storia dell'istituto che fa capo ed è gestita dall'omonima famiglia. Il ritorno sul capitale investito (roe) è del 12,7% che la colloca ai vertici del sistema bancario italiano in termini di profittabilità e nelle posizioni di testa per solidità patrimoniale (Cet1 del 14%). Il risutato consentirebbe un dividendo di 35 centesimi per azione, se fosse consentito dall'Autorità di vigilanza, che invece pone limiti alla remunerazione del capitale. Lo scorso 1 marzo la banca ha distribuito, nel rispetto dei limiti previsti, parte dei dividendi relativi all'esercizio 2019 tenuti in sospeso.
Negli ultimi 10 anni- riporta una nota della Banca Passadore, partecipata anche da soggetti piemontesi, fra i quali il Banco Azzoaglio di Ceva, sono stati più che raddoppiati sia la raccolta che il totale dell'attivo ed è triplicato l'utile netto. Comunque, per meglio bilanciare l'importante crescita dei mezzi propri, alla prossima assemblea degli azionisti verrà proposto un ulteriore aumento di capitale a titolo gratuito portando il capitale sociale a 150 milioni dagli attuali 100.
Dotata di 25 filiali, distribuite in otto regione, la storica banca familiare genovese è presieduta da Augusto Passadore, che ha come vice il torinese Carlo Acutis (Vittoria Assicurazioni). Amministratore delegato è Francesco Passadore e direttore generale Edoardo Fantino.

Ecco cosa si aspettano le famiglie nel 2021 La nuova indagine della Banca d'Italia

Più di un terzo delle famiglie si aspetta un netto peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro in Italia nei prossimi 12 mesi e le prospettive sono più negative per i lavoratori autonomi e i disoccupati. E' uno dei dati che emergono dalla terza edizione dell'indagine straordinaria sulle famiglie italiane, appena pubblicata dalla Banca d'Italia. In particolare, oltre un quinto dei capifamiglia con contratto a termine e un decimo degli autonomi ritiene che la probabilità di perdere il lavoro sia superiore al 50% e tra i disoccupati, solo poco più del 10%si aspetta che ci sia una probabilità superiore al 75% di trovare un nuovo lavoro nell’arco di un anno.
Le conseguenze della crisi pandemica sulla situazione economica familiare sono state attenuate dal ricorso alle misure di sostegno al reddito: circa un quarto dei nuclei ha percepito almeno una forma di supporto tra settembre e novembre 2020. Nonostante questo, un terzo delle famiglie ha dichiarato di aver subito l'anno scorso una riduzione del reddito familiare rispetto al 2019. E il 20% dei nuclei si attende nel 2021 un reddito inferiore a quello percepito nel 2020. Questa percentuale raddoppia tra le famiglie che dichiarano di aver già subito una riduzione del reddito l'anno scorso; mentre soltanto un quinto di esse ne prefigura una ripresa.
La pandemia ha colpito maggiormente le famiglie dei lavoratori autonomi e dei disoccupati: oltre la metà ha riferito una diminuzione delle entrate nel corso del 2020 e più di un quarto di questi nuclei si attende un’ulteriore riduzione nel 2021.
Dall'indagine, fra l'altro, è emerso che quasi il 40% degli affittuari e oltre il 30% delle famiglie indebitate hanno dichiarato di avere difficoltà nel sostenere il pagamento dell’affitto o delle rate del debito. A partire dall’inizio dell’epidemia, circa il 15% delle famiglie ha richiesto o ha preso in considerazione la possibilità di richiedere un prestito a una banca o a una società finanziaria, indicando come motivazione principale la necessità di disporre di liquidità e di finanziare le spese correnti.
Oltre la metà della popolazione vive in famiglie che dichiarano di non disporre di risorse finanziarie sufficienti a mantenere uno standard minimo di vita per almeno tre mesi in assenza di entrate; più di un quinto degli individui si trova in questa condizione e ha contemporaneamente subito un calo del reddito familiare nel 2020.
Rispetto alla precedente rilevazione di Banca d'Italia, sono rimaste elevate le intenzioni di risparmio: più del 40% dei nuclei ritiene di poter spendere meno del proprio reddito annuo nel 2021. Tali intenzioni sono diffuse sia tra le famiglie che si aspettano un aumento o stabilità del reddito, sia tra quelle che se ne attendono una riduzione. I comportamenti di consumo, pertanto, continuano a risentire fortemente dell’emergenza sanitaria. La spesa effettuata in novembre per abbigliamento, alberghi, bar e ristoranti è inferiore al periodo precedente la pandemia per circa l’80% delle famiglie; quella in servizi di cura della persona per circa due terzi di esse. Poco meno della metà di coloro che hanno ridotto tali spese indica che la contrazione dipenda dalle minori disponibilità economiche.
Poco meno di un terzo delle famiglie italiane pensa di ridurre i consumi per alimentari, abbigliamento e calzature e beni e servizi per la casa nei primi mesi del 2021; tra questi, per circa la metà la contrazione della spesa sarebbe inferiore al 20%, per poco meno di un terzo sarebbe superiore al 30%. Quasi la metà delle famiglie che intendono comprimere tali spese dichiara di voler acquistare beni di qualità inferiore; i tre quarti pensano di modificarne la quantità.

"Verso un'estate insieme" a Torino

Sono 25 gli enti museali e 46 gli enti di partecipazione che hanno risposto alla call “La Bella stagione”, l’iniziativa parte della piattaforma educativa “2021. Verso un’estate insieme“, che mira a definire un palinsesto aperto di attività creative, esperienziali, di scoperta, socialità e movimento a Torino e prima cintura da offrire alle classi dei progetti Provaci ancora Sam e Una Comunità che Educa e ai centri estivi del territorio.
Nonostante le restrizioni ancora imposte dalla pandemia, 66 enti hanno risposto alla chiamata e faranno parte del palinsesto: di questi, 24 sono enti museali convenzionati con l’Associazione Abbonamento Musei; i restanti 42 sono, invece, enti di partecipazione. E sono 117 le iniziative proposte, così suddivise: 16 attività di partecipazione attiva, 35 attività didattiche museali, 12 laboratori di divulgazione scientifica ed educazione ambientale, 36 laboratori di promozione artistica e creativa, 14 passeggiate urbane, 4 percorsi naturalistici e sostenibili.
Compatibilmente con le restrizioni imposte dalla pandemia e fiduciosi che le scuole possano tornare a lavorare in presenza e gli enti culturali possano riaprire i propri spazi, il palinsesto prenderà il via il 3 maggio per proseguire fino al 31 ottobre, per garantire alle classi la possibilità di aderire al progetto e accompagnarle nel rientro a scuola dopo l’estate. A garantire l’accesso al palinsesto sarà l’Abbonamento Musei Junior, grazie alla collaborazione attivata con l’Associazione Abbonamento Musei.
La Bella Stagione fa parte di “2021. Verso un’Estate Insieme”, lanciato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo insieme ai suoi enti strumentali Fondazione per la Scuola, Ufficio Pio e Consorzio Xké? ZeroTredici, in collaborazione con la Città di Torino, l’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, le organizzazioni territoriali e le istituzioni scolastiche, per concorrere a restituire nei prossimi mesi una dimensione di relazioni, rafforzamento di apprendimenti e momenti di svago a bambini e ragazzi della città.

Fondazione Crt premia progetti resilienti

 Un grande archivio, a metà tra un’enciclopedia e un videogame, che rivoluziona l’accessibilità e la fruizione culturale; una web-serie che “mixa” musica elettronica, scienza e sport; una mappa interattiva delle arti di strada; una rete di camminate culturali europee: sono i quattro progetti vincitori del bando promosso da Fondazione Crt per sostenere iniziative creative resilienti nell’era Covid. In linea con la call europea Culture of Solidarity Fund promossa dall’Ecf-European Cultural Foundation, lo spin-off territoriale di Fondazione Crt ha premiato enti non profit capaci di trasformare la crisi in opportunità di rafforzare, attraverso la cultura, lo spirito di solidarietà e di cooperazione tra cittadini e Paesi europei.

Chi sono i vincitori? Hypercritic è una piattaforma online, sviluppata dall’associazione Rampart e curata da giovani autori, che connette i mondi culturali e artistici in uno spazio digitale condiviso. Ogni oggetto catalogato nell’archivio di Hypercritic diventa un record e riceve una serie di switch che descrivono il tipo di esperienza generata. Il cuore di ogni record è l’Hypergraph, una rappresentazione visiva della sua anatomia.

Talking Futur è una web-serie promossa dall’Aassociazione culturale Suoni e Colori che coinvolge, in ciascun episodio, un artista di musica elettronica e un personaggio della cultura, della scienza o dello sport. Gli episodi saranno trasmessi sui canali media del Kappa FuturFestival. L’obiettivo del progetto è creare un link tra i membri della comunità scientifica-culturale e i giovani, dimostrando la vivacità culturale della club-culture.

AaaRea è un progetto promosso dalla Federazione Nazionale Arti in Strada – Fnas, per un’unica community di operatori internazionali del settore capace di far dialogare le differenti piattaforme esistenti. Si fonda sulla creazione di una mappa interattiva di professionisti, iniziative, festival, compagnie e artisti nazionali e internazionali.

CareStories è il progetto, promosso dal Social Community Theatre Centre tra Italia, Polonia e Grecia, crea una rete di "camminate culturali" (CareStories Walks) per uscire dall’isolamento causato dalla pandemia. Dall’esperienza del Teatro Sociale e di Comunità nasce una mappa condivisa con informazioni e storie di un territorio montano in Italia, un territorio insulare in Grecia e un territorio del Mar Baltico in Polonia. La mappa sarà fruibile sia online sia in formato cartaceo.

Banca Sella lancia il salvadanaio digitale

Banca Sella amplia la propria offerta con un nuovo conto corrente online gestibile direttamente da app e con profili differenziati a seconda delle esigenze dei clienti, con funzionalità di risparmio automatico e gestione degli obiettivi e servizi di assistenza e consulenza, anche a distanza. Il nuovo servizio punta così sulla tecnologia applicata all’esperienza di utilizzo dei clienti e ai loro bisogni, configurandosi anche come punto di accesso verso la consulenza e l’assistenza su bisogni di risparmio e investimento, consentendo la possibilità di ricevere supporto da professionisti dedicati sia da remoto sia all’interno delle succursali della banca.
Declinato su due differenti profili, Start e Premium, per rispondere al meglio alle esigenze dei clienti, il nuovo conto corrente si può sottoscrivere direttamente online dal sito Sella.it e mette a disposizione, oltre ai servizi di internet e mobile banking, carte di pagamento, anche soluzioni innovative per la gestione dei propri risparmi come l’account aggregator, che permette di consultare le informazioni relative a tutti i conti di cui si è titolari, anche di altre banche, e il salvadanaio digitale. Il conto permette inoltre di ricevere assistenza e consulenza anche tramite i canali digitali della banca, grazie a sistemi di dialogo a distanza con gli esperti della banca sulle tematiche di risparmio e investimento.
Una delle caratteristiche del nuovo conto è la possibilità di utilizzare il salvadanaio digitale, una funzione che permette di accantonare delle somme di denaro con tre modalità differenti: impostando trasferimenti ricorrenti, utilizzando trasferimenti una tantum, oppure impostando un arrotondamento fisso da mettere da parte ogni volta che si effettua una transazione con le carte di pagamento. È possibile anche impostare un obiettivo di risparmio: in questo caso si imposta la cifra per acquistare, per esempio, un viaggio o un nuovo smartphone e la data entro quale raggiungerla. Automaticamente il servizio metterà da parte ogni giorno la somma di denaro necessaria.
Il profilo Premium, oltre a contenuti di educazione finanziaria realizzati dalla redazione del Post, prevede inoltre una polizza di protezione preventiva dei dati personali e dai rischi informatici. Il cliente, utilizzando un apposito portale, potrà usufruire dei servizi di monitoraggio d’identità per verificare la presenza dei suoi dati personali su internet, dark e deep web e disporrà di una protezione dei dati online da malware e attacchi di phishing oltre ad avere un servizio di assistenza contro il furto d’identità e altre frodi grazie a un team di operatori specializzati sempre disponibili.
Fino all’8 maggio, inoltre, è prevista una operazione a premi grazie alla collaborazione con la società Tlc. Coloro che apriranno uno dei nuovi conti avranno rispettivamente 150 euro di crediti e 300 per il conto Premium da spendere in attività ed esperienze come corsi di yoga, cene, trattamenti di bellezza e attività sportive. Per chi apre il conto Premium i crediti saranno invece 300.


Dalla Regione Piemonte 5 milioni di euro per corsi di formazione veloci e su misura

Nuovi corsi di formazione, brevi, flessibili e strettamente legati ai reali e più contingenti fabbisogni delle imprese, nei singoli contesti territoriali. Saranno organizzati nei prossimi mesi da 26 Agenzie formative accreditate della Regione Piemonte, che sono state ammesse al finanziamento di una misura innovativa: progetti di formazione finalizzati a un inserimento lavorativo veloce, “plasmati” in collaborazione con le imprese, i centri per l’impiego, i servizi al lavoro, con le associazioni di categoria e i diversi stakeholder a livello locale, con l’obiettivo di rafforzare la rete a sostegno dell’occupazione.
Una nuova formula, del valore di cinque milioni di euro, che la Regione Piemonte ha voluto sperimentare per migliorare il matching tra domanda e offerta di lavoro, offrendo la possibilità agli operatori di organizzare, quasi “in tempo reale”, i corsi di formazione utili per formare le competenze richieste dalle imprese in cerca di personale.
Le caratteristiche dei corsi sono la flessibilità e la modulazione: il piano formativo potrà essere compreso tra un minimo di 40 fino a un massimo di 300 ore, anche realizzati in piccoli gruppi. I corsi, che saranno gratuiti per i partecipanti, saranno rivolti a giovani maggiorenni e ad adulti disoccupati, anche percettori di reddito di cittadinanza e a lavoratori dipendenti di aziende con sede operativa in Piemonte, collocati in cassa integrazione straordinaria e a rischio di perdita del posto di lavoro, per situazioni di crisi con esuberi lavorativi.
Nell’ambito della Città metropolitana di Torino sono ammessi 17 progetti, sette nel quadrante Biella - Novara, Vercelli, Verbania; sette nell’ambito Alessandria-Asti, sei nel Cuneese.

Aiuti di Stato a oltre 1,2 milioni di imprese la Valle d'Aosta al primo posto in Italia

Sono oltre 1.200.000 (il 22,5% del totale nazionale), le aziende italiane che nel 2020 hanno ricevuto aiuti di Stato, per un totale di circa 103 miliardi di euro (il 78% sono “Aiuti sotto forma di garanzie statali sui prestiti per garantire l'accesso alla liquidità delle imprese”): è quanto emerge dal primo Osservatorio sugli Aiuti di Stato realizzato da Cribis, società del gruppo Crif specializzata nella business information.
Considerando il numero di imprese che hanno ricevuto aiuti di Stato in rapporto al totale delle aziende attive sul territorio, è la Valle d’Aosta a guidare la classifica regionale, con il 51,6% (6.142 imprese). Seguono Friuli-Venezia Giulia (40%, 37.345 imprese), Marche (34,1%, 51.577) e Basilicata (30,1%, 15.755). Nelle ultime posizioni troviamo Lazio (15,3%, con 87.429 imprese), Molise (16,3%, 4.962) e Campania (16,7%, 82.783).
Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna sono le regioni che, in valore assoluto, hanno ricevuto più aiuti di Stato: 23,77 miliardi di euro la Lombardia, quasi il doppio del Veneto (12 miliardi) e oltre il doppio dell’Emilia-Romagna (10, 93 miliardi).
Nella top ten delle province con la più alta percentuale di imprese che hanno ottenuto aiuti di Stato troviamo in testa Aosta (51,6%) che precede Gorizia (42,5%, 3.878 imprese), Udine (40,2%, 18.029), Trieste (39,8%, 6.084) e Pordenone (38,8%, 9.354). Seguono, nell’ordine, Trento (36,5%, 17.362) e quattro province marchigiane: Fermo (34,7%, 6.731), Macerata (34,5%, 11.823), Pesaro (34,4%, 12.241) e Ancona (33,7%, 13.644).
Le dieci province le cui imprese, in rapporto al totale di quelle presenti sul territorio, hanno fatto meno ricorso agli aiuti concessi dal Governo sono invece Caserta (12,7%, 10.631 aziende), Bolzano (12,8%, 7.101), Roma (14,5%, 64.823), Viterbo (14,6%, 4.965), Rieti (14,7%, 2.069), Benevento (14,8%, 4.556), Nuoro (15,6%, 3.616), Campobasso (15,6%, 3.533), Latina (15,9%, 8.397) e Oristano (15,9%, 2.238).
In base all’analisi dell’Osservatorio, il settore che ha fatto maggiormente ricorso agli aiuti di Stato è quello del commercio al dettaglio (che da solo ha assorbito il 16,3% del totale degli aiuti concessi), seguito dai servizi di ristorazione (12,1%), dal commercio all’ingrosso (9,3%) e dai lavori di costruzione specializzati (9,2%). A fare la parte del leone, per quanto riguarda la dimensione aziendale, sono le microimprese, che hanno assorbito il 91,9% del totale degli aiuti, a fronte del 7% delle piccole, l’1% delle medie e lo 0,1% delle grandi, mentre, relativamente al fatturato, sono le aziende con un giro d’affari inferiore al milione di euro (89,4%).
L’analisi dell’Osservatorio evidenzia, infine, che sono soprattutto le imprese più giovani ad avere ricevuto gli aiuti di Stato: per il 42,2% si tratta di aziende nate fra il 2011 e oggi, percentuale che scende al 26,8% per quelle nate fra il 2001 e il 2010 e al 16,5% per quelle nate fra il 1991 e il 2000.
Gestiti attraverso il ministero dello Sviluppo Economico (Nise), gli Aiuti di Stato hanno varie tipologie: aiuti di importo limitato (sovvenzioni dirette, agevolazioni fiscali e di pagamento o altre forme); garanzie statali sui prestiti per garantire l’accesso alla liquidità delle imprese; tassi di interesse agevolati per i prestiti pubblici e garanzie e prestiti veicolati tramite banche; assicurazione del credito all’esportazione a breve termine da parte dello Stato; aiuti per la ricerca e sviluppo e per gli investimenti per la produzione di prodotti connessi al Covid-19; differimento delle imposte e/o dei contributi previdenziali; sovvenzioni per il pagamento dei salari; sostegno per i costi fissi non coperti dalle imprese e per la ricapitalizzazione a favore delle imprese.

Pramerica sgr ora tutta di Intesa Sanpaolo rilevato il 35% da Prudential Financial

Il gruppo Intesa Sanpaolo ha concluso l’acquisto della quota di minoranza del 35% in Pramerica sgr posseduta da Prudential Financial. L'accordo porta al 100% la partecipazione del gruppo guidato da Carlo Messina nella società di gestione del risparmio bergamasca che, alla fine del mese scorso, aveva in gestione un patrimonio di 66,825 miliardi. L’operazione sostiene l’obiettivo del gruppo Intesa Sanpaolo di divenire una wealth management and protection company a livello europeo.
Attraverso la sua controllata Eurizon, Intesa Sanpaolo, che ha come principale azionista la Fondazione Compagnia di San Paolo, è già leader nel settore del risparmio gestito in Italia e opera g in diversi mercati internazionali (Lussemburgo, Regno Unito, Spagna, Francia, Germania, Svizzera, Europa dell'Est, Hong Kong e Cina continentale), con un'ampia gamma di prodotti e servizi di asset management per clienti retail, privati e istituzionali.
Con questa acquisizione si consegue un ulteriore passo nell'integrazione di Ubi Banca in Intesa Sanpaolo poiché Ubi Banca – azionista di maggioranza di Pramerica sgr – dal 2020 fa parte del gruppo Intesa Sanpaolo in seguito alla conclusione dell’Opas- Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio.

Imprenditori piemontesi ora più fiduciosi

L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata a marzo da Confindustria Piemonte e dall’Unione Industriale di Torino, pur mettendo in evidenzia un miglioramento del clima di fiducia rispetto ai trimestri precedenti, è lontana dal delineare una fase di ripresa robusta. 
Gli indicatori registrano un miglioramento, rispetto a dicembre, sia nel manifatturiero, sia nel terziario, tornando in territorio positivo dopo sette trimestri. Le oltre 1.200 imprese del campione si attendono, per i prossimi mesi, un recupero dei livelli di attività e ordini; diminuisce il ricorso alla Cig (che rimane comunque elevato), aumenta la quota di imprese che hanno in programma investimenti significativi, soprattutto nella manifattura. Stabile, su livelli elevati, il tasso di utilizzo di impianti e risorse. Tornano positive le attese delle imprese di minori dimensioni (sotto i 50 addetti), anche se resta ampia la forbice tra grandi e piccole.
Nel manifatturiero, il 25,7% delle imprese prevede un aumento della produzione, contro il 17,1% che si attende una diminuzione. Analoghe le previsioni sugli ordinativi: il 27,4% si attende un aumento, il 20,2% una riduzione. Si attenua la caduta dell’export. Il saldo ottimisti-pessimisti ritorna di pochissimo sopra lo zero, dopo sei trimestri. Stabili il tasso di utilizzo degli impianti e la situazione dei pagamenti, mentre resta negativo l’andamento della redditività. Si rafforzano, seppur di poco, gli investimenti: la percentuale di aziende con programmi di spesa di un certo impegno aumenta di sei punti, riportandosi sui livelli del 2019 (26,3%). Cala ulteriormente il ricorso alla Cig (- 28,1%), che resta comunque più che doppio rispetto alla situazione pre-pandemica.
Nella maggior parte dei settori manifatturieri prevale un clima di attese cautamente positive, con indicatori in sensibile miglioramento rispetto a quelli rilevati a dicembre. Poche le eccezioni, tra le quali spicca il tessile-abbigliamento, in crisi profonda dal 2018. Recupera l’edilizia, certamente grazie agli incentivi. Bene anche la metalmeccanica, con un miglioramento di oltre 30 punti rispetto a dicembre; un rimbalzo che accomuna la maggioranza dei comparti, in particolare macchinari e apparecchi, prodotti in metallo e industria elettrica ed elettronica. A livello territoriale, non emergono differenze particolari tra Torino e il resto del Piemonte.
Nei servizi gli indicatori migliorano in misura piuttosto sensibile rispetto a dicembre. Il 22,1% delle aziende si attende un aumento dei livelli di attività, il 17,9% una riduzione. Il saldo ottimisti-pessimisti migliora di 15 punti rispetto a dicembre (+4,2%). Indicazioni analoghe riguardano gli ordinativi: il 60% delle aziende si attende un portafoglio ordini stabile. Ancora deboli gli investimenti, che riguardano solo il 19,4% delle imprese (era 17,5 a dicembre). Diminuisce ulteriormente il ricorso alla Cig (20,1%, dal 26,7% di dicembre): il dato è comunque ancora elevato per gli standard del settore. 
Nonostante la pandemia, nel complesso l’anno si è concluso con risultati non così catastrofici come era lecito aspettarsi. Nel manifatturiero, la percentuale di imprese che ha chiuso l’anno con un aumento del fatturato è di 22,2%, contro il 51,2% di imprese che segnalano una riduzione. Per il 23,6% il fatturato è rimasto stabile. Positiva la redditività: il 53,3% delle aziende ha realizzato un utile di bilancio, contro il 19,2% che ha chiuso in perdita. Stabile l’indebitamento complessivo: il 20,1% delle imprese registra un aumento dei debiti, contro il 15,2%. In calo l’andamento degli investimenti: il 18,1% delle aziende li ha aumentati rispetto all’anno precedente, il 33,1% li ha diminuiti.
Nel terziario il 30,5% delle imprese ha aumentato il fatturato; il 42,0% lo ha ridotto. Buoni i risultati di bilancio: il 57,7% ha chiuso il 2020 in utile. Per il 19,9% delle imprese, l’indebitamento è cresciuto (contro 11,9% che ne dichiara una riduzione). Frenano leggermente gli investimenti, che si riducono per il 23,8% delle rispondenti, contro il 22,1% che ne dichiara un aumento. 
Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione Industriale di Torino, fra l'altro ha detto: “Vediamo timidi segnali di miglioramento, soprattutto nella metalmeccanica, ma cultura e turismo soffrono ancora moltissimo. I fattori di rischio e incertezza restano forti. Sarà importante riuscire ad attrarre sul nostro territorio una parte significativa delle risorse europee del Next Generation EU, con progetti strategici capaci di rilanciare la crescita potenziale”.
Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte, ha commentato: “L'indagine ci dice che le incertezze sembrano diminuire, finalmente. Ci sono segnali positivi, a partire dall’accelerazione degli investimenti. Si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel ma per il Piemonte saranno cruciali le scelte di politica industriale dei prossimi sei mesi”.

Nord Ovest, a marzo 34.000 assunzioni

Oltre 34.000. Tanti dovrebbero risultare i nuovi assunti in marzo dalle imprese del Nord Ovest: 25.060 in Piemonte, 8.820 in Liguria e 510 in Valle d'Aosta. E' la stima di Unioncamere e Anpal, pubblicata dal Bollettino del sistema informativo Excelsior, dove si legge che per tutta l'Italia
sono 292mila i contratti di lavoro previsti nel mese e 923mila nel trimestre marzo-maggio. Rispetto a marzo dell'anno scorso, i nuovi contratti nel Paese sono 59mila in più rispetto, ma ancora 88mila in meno rispetto a marzo del 2019, quando l’economia non era ancora stata investita dalla pandemia da Covid-19.
Nei confronti di marzo 2019, i nuovi contratti di lavoro risultano in aumento in tutte le tre regioni del Nord Ovest: +46,2% in Piemonte, +47,6% in Liguria e +21,9% in Valle d'Aosta; ma, ugualmente, in calo rispetto a marzo del 2019, rispettivamente dell'11,4% in Piemonte, del 15,1% in Liguria e del 34% in Valle d'Aosta.
A livello nazionale, la riduzione della domanda di lavoro rispetto al 2019 è stata rilevata soprattutto per i settori del terziario (-79mila) e, in particolare, per la filiera del turismo (-50mila). Soltanto costruzioni e Ict sembrano dare chiari segnali di ripresa superando il livello delle assunzioni rilevato a marzo 2020 e 2019. Sono le microimprese (1-9 dipendenti) a registrare la maggiore flessione nei programmi di assunzione rispetto al 2019 (-37mila entrate), mentre le grandi imprese (oltre 250 dipendenti) si attestano su livelli molto vicini a quelli pre-Covid (-2mila entrate).
In uno scenario caratterizzato ancora dalle restrizioni per il Covid e dall’incertezza legata all’andamento della campagna vaccinale, i settori industriali prevedono oltre 110mila entrate (+39mila rispetto a marzo 2020). Maggiori opportunità di lavoro si registrano in quei comparti manifatturieri per i quali le imprese segnalano prospettive positive per la domanda estera, soprattutto da Cina, Stati Uniti e Germania: è il caso di metallurgia e prodotti in metallo (+6.800 le entrate programmate rispetto a marzo 2020), meccatronica (+4.800), moda (+3.000) e farmaceutica e biomedicale (+2.000).
Si mantiene elevata la quota di assunzioni per cui le imprese dichiarano difficoltà di reperimento (32%), in particolare nella ricerca di profili per le aree aziendali Sistemi informativi (58,7%), Progettazione e R&S (48,3%) e Installazione e manutenzione (44,1%).
Dal Borsino Excelsior delle professioni di marzo 2021 i profili più ricercati riguardano gli operai specializzati (59mila) seguiti da conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili (47mila). Nel confronto con lo stesso mese del 2020 e 2019 cresce la domanda soprattutto per le professioni a più elevata specializzazione (22mila).

Sanzottera nuovo Segretario Cna Piemonte

Delio Zanzottera è il nuovo segretario regionale della Cna Piemonte, confederazione degli artigiani delle pmi piemontesi. Lo riporta l'Ansa di Torino, aggiungedo che la delibera della direzione è stata presa dopo la nomina di Filippo Provenzano alla guida di Cna Torino. Zanzottera, classe 1973, laureato in Scienze della Comunicazione, sportivo (maratoneta e ciclista) e appassionato di tecnologia e comunicazione, da undici anni è dirigente della Cna Torino, dove ha ricoperto numerosi ruoli.


Ottimo 2020 per Fos, ma niente dividendo

Crescita a doppia cifra e balzo dell'utile netto, nel 2020, per il gruppo genovese Fos, quotato in Borsa; ma niente dividendo agli azionisti. Nel 2020, il gruppo Fos ha continuato la propria crescita registrando un valore della produzione pari a 13,6 milioni di euro (+11% rispetto al 2019). L'Ebitda è stato di 2,7 milioni (+22%) e l'utile netto di 0,9 milioni (+33%). Sempre a livello consolidato il patrimonio netto al 31 dicembre è ammontato a 8,4 milioni, dai 7,5 milioni, per effetto del positivo risultato d’esercizio e la posizione finanziaria netta consolidata è risultata positiva per 1,6 milioni, in forte miglioramento rispetto ai 0,6 milioni al 31 dicembre 2019, già al netto dell’esborso di 600.000, sostenuto per l’acquisizione della società InRebus Technologies. Il bilancio della capogruppo presenta un utile di 527.221 euro, che il Consiglio di amministrazione ha deliberato di proporre all’assemblea degli azionisti di destinare alle riserve.

Intesa Sanpaolo taglia la paga di Messina la remunerazione 2020 a 4,160 milioni

Anno di tagli, quello appena passato, anche nel mondo dorato della finanza. Una nuova prova arriva dalla relazione sulle remunerazioni degli amministratori di Intesa Sanpaolo. Nel 2020, infatti, Carlo Messina, ceo e direttore generale del colosso che ha come principale azionista la Fondazione Compagnia di San Paolo, ha avuto una remunerazione complessiva di 3,328 milioni di euro, che diventano 4,160 aggiungendo gli 832.000 euro che costituiscono il fair value dei compensi equity. Comunque una somma inferiore ai 5,375 milioni ricevuti nel 2019 dalla banca che guida, da anni, con grande capacità e ottimi risultati.
Nel 2020, Intesa Sanpaolo ha remunerato con 855.000 euro il suo presidente, il torinese Gian Maria Gros-Pietro. Quanto agli altri piemontesi consiglieri di amministrazione, la banca ha remunerato Bruno Picca con 295.000 euro, Luciano Nebbia con 200.000 e Maria Cristina Zoppo con 238.000. Il totale di Bruno Picca comprende i compensi anche per gli incarichi al vertice di Ubi Banca, di cui è vice presidente e quello di Luciano Nebbia in quanto consigliere di amministrazione di Intesa Sanpaolo Casa e vice presidente di Equiter.
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Piemontesi sono anche due consiglieri di amministrazione di FinecoBank, banca diretta multicanale indipendente che offre, in unico conto, servizi di banking, credit, trading investimento. I due amministratori subalpini di Fineco Bank sono l'alessandrina Paola Giannotti De Ponti e il novarese Gianmarco Montanari. La remunerazione 2020 della GIannotti De Ponti è stata di 75.000 euro e di 109.000 quella di Gianmarco Montanari, fra l'altro direttore generale del prestigioso IIT-Istituto italiano di tecnologia di Genova. Fineco Bank, dotata di una delle maggiori reti di consulenti finanziari, è uno dei più importanti players nel private banking in Italia e una delle più importanti banche fintech in Europa, dove è leader nel brokerage.

Un po' di Nord Ovest nella "battaglia" Credito Valtellinese-Credit Agricole Italia

Ci sono anche tre protagonisti del Nord Ovest nella “battaglia” in corso tra il Credito Valtellinese e il Credit Agricole Italia, autore del lancio dell'Opa sulla banca lombarda quotata in Borsa. Nel cda del Credito Valtellinese, infatti, si trovano il ligure Stefano Caselli, che ne è anche il vice presidente e la torinese Teresa Naddeo; mentre sul fronte opposto figura Evelina Crhristillin, componente del consiglio di amministrazione del Credit Agricole Italiana e torinese anche lei, ben nota.
Stefani Caselli, nato a Chiavari nel 1969, è anche prorettore per gli Affari Internazionali dell’Università Bocconi, dove è professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari al Dipartimento di Finanza e membro del Comitato di direzione della Sda Bocconi School of Management. In Bocconi ha ricoperto numerosi ruoli. E’ anche il fondatore e direttore della piattaforma “Bocconi Start-up Day” dal 2015, che è dedicata a sostenere il processo di start-up per gli studenti e alumni della Bocconi. Fra l'altro scrive sulle pagine de “L’Economia del Corriere della Sera”, così come partecipa come opinionista a programmi radiofonici e televisivi. E’ inoltre research fellow al centro Baffi-Carefin ed è membro del board of directors di Isbm– International School of Business Management, nel Regno Unito nonché membro dello Strategic Board del Cems.
Come vice presidente del Credito Valtellinese, nel 2020 Stefano Caselli è stato remunerato con 156.667 euro, mentre è stata di 106.695 euro la remunerazione 2020 di Teresa Naddeo, classe 1958, Torino nel 1958, commercialista, titolare dell'omonimo studio professionale. Ricopre ruoli di amministratore indipendente e di sindaco anche in società quotate.

Confagricoltura: il 20% degli agriturismi in Piemonte a rischio chiusura definitiva

 Un sondaggio condotto da Confagricoltura Piemonte sulle aziende agrituristiche associate – circa 300 imprese sulle oltre 1.300 della regione – rileva che le perdite economiche si aggirano intorno a una media del 65% per chi offre ristorazione; ma cresce al 70% per chi offre servizi di ospitalità e raggiunge addirittura il 95% per le strutture impegnate anche nell’organizzazione di eventi, cerimonie e attività legate alle fattorie didattiche.

In Piemonte – ricorda il presidente regionale di Agriturist Confagricoltura, Lorenzo Morandi - sono attive 1.316 aziende agrituristiche (5,6% del totale nazionale), delle quali 914 con alloggio. Le aziende con ristorazione sono 793 (60 %) e quelle che offrono un servizio di degustazione (tipo enoturismo) sono 687 (52%)”. Sono 1.013 (il 77%) quelle che svolgono altre attività legate all’agriturismo: fattoria didattica, ippoturismo, attività ludiche – educative, agri-asilo.
Durante i mesi estivi, dopo il primo lockdown – fa rilevare Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte - si era registrato qualche incoraggiante segnale di ripresa, soprattutto negli agriturismi che hanno ospitato molti turisti locali, i quali hanno preferito soggiornare nelle vicinanze anziché recarsi nelle mete turistiche tradizionali fuori regione. Tuttavia, con la chiusura delle attività di ristorazione e pernottamento a seguito della seconda ondata di contagi del mese di ottobre e il successivo blocco totale della stagione sciistica, le perdite economiche rilevate dalle strutture ricettive sono state ingenti su tutto il territorio piemontese”.
La situazione è critica: secondo Confagricoltura Piemonte la percentuale di agriturismi che sono prossimi a chiudere definitivamente la propria attività è del 20%, specie tra le aziende con bassa redditività. A trascinare in basso il bilancio degli agriturismi è stata anche la mancanza di eventi, grandi e piccoli, sul territorio locale, oltre all’annullamento di tutti quei festeggiamenti legati alle cerimonie; inoltre, non è stato possibile organizzare alcuna attività di collaborazione con le scuole che prevedesse la presenza di ragazzi e scolaresche per portare avanti i progetti già avviati delle fattorie didattiche.
È andata un po’ meglio per chi fornisce solo servizi di ristorazione e vendita diretta dei propri prodotti, grazie alla possibilità di praticare l’asporto o la consegna a domicilio, anche se si tratta di casi isolati e di attività residuali che hanno consentito a malapena la sopravvivenza dell’azienda.
Anche quest’anno il fine settimana di Pasqua che gli italiani dovranno trascorrere a casa sarà particolarmente pesante per i bilanci delle attività agrituristiche. Zero clienti a tavola e zero pernottamenti: la perdita di fatturato dell’agriturismo piemontese in questo secondo lockdown prolungato, che tra scarse apertura scarse e prolungate sospensioni dura da ottobre a oggi, secondo le stime di Confagricoltura, supera i 15 milioni di euro.

Allarmante la situazione delle 400 fattorie didattiche, che da oltre un anno non ricevono visite delle scolaresche: le aziende – spiega il direttore di Confagricoltura Piemonte, Ercole Zuccaro - devono essere tenute in ordine e gli animali, prevalentemente da esposizione, devono continuare ad essere alimentati”. Complicata anche la situazione delle aziende enoturistiche: venendo meno i visitatori in cantina si è registrato un cambio di destinazione dei mercati, con perdite importanti di fatturato: in Piemonte, in questo comparto, per ogni mese di chiusura Confagricoltura stima un mancato introito di oltre 600.000 euro.

Prometeia: scenario economico al 2030

 La pandemia lascia in eredità all'Italia la peggiore recessione in tempi di pace, con una caduta dell'8,9% del Pil nel 2020, quando sono stati “persi” 150 miliardi di euro di Pil, consumi per 108 miliardi, 435mila occupati e l'indebitamento pubblico è passato dai 27,9 miliardi a cui era sceso nel 2019 a 156,3 miliardi. Però, nel 2030 il Pil italiano potrà segnare un balzo di oltre dieci punti percentuali rispetto al 2019, con una crescita media del 2% nei dieci anni. 
“Ma – scrive Prometeia nel suo nuovo Rapporto di previsione - solo con un utilizzo efficiente dei fondi del Next Generation EU (NGEU) accompagnato da riforme e da un salto di qualità in termini di produttività, che consentirà di accelerare il recupero nei prossimi tre anni (+3,8% medio annuo tra il 2021 e il 2023) e portare la crescita del Pil in linea con quella degli altri paesi dell'Eurozona”.
Le politiche espansive degli ultimi due governi hanno già prodotto una prima ripresa, che sarà ulteriormente rafforzata con l’arrivo dei fondi europei. “Faremo peggio di altri Paesi (Germania e Francia) – si legge nello studio dell'autorevole società di consulenza e ricerca – ma molto meglio rispetto alle due crisi passate, quando i livelli pre-crisi non erano ancora stati recuperati nel 2019, a oltre dieci anni dallo scoppio della prima. In questo contesto, lo spread Btp-Bund potrà scendere sotto i 90 punti base a fine 2023”.
All’Italia sono potenzialmente allocati 209 miliardi di euro da spendere in sei anni. Prometeia stima che le spese aggiuntive (dunque non quelle già programmate) finanziate con questi fondi siano pari a 120 miliardi, utilizzando tutti i sussidi a fondo perduto disponibili (81 miliardi) e circa 40 miliardi di prestiti, cui si ricorrerebbe però solo a partire dal 2024. Un ammontare in linea con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che tuttavia è ancora in corso di definizione e che, secondo Prometeia, nel 2021-2023 sarà realizzato per circa il 70%. Il vero impatto decisivo del Next Generation EU sarà invece nel medio-lungo periodo.
Ponendo come orizzonte temporale il 2030, Prometeia traccia due scenari possibili. Quello in cui l’utilizzo dei fondi viene accompagnato da riforme strutturali (“avviando riallocazioni verso settori più innovativi così favorendo una ripresa della produttività”) si tradurrebbe in un aumento del Pil italiano del 10,5% rispetto a quello del 2019, cioè una crescita media annua intorno al 2%, con un debito pubblico al 135% del Pil.
Nel secondo e più negativo scenario, invece, il potenziale di risorse messe in campo dall’Europa non è colto a pieno, impedendo all’economia italiana di colmare il gap di crescita che si è progressivamente formato negli ultimi 25 anni: il Pil secondo i calcoli e le previsioni di Prometeia sarebbe così superiore al livello 2019 solo del 5,8%, con il debito pubblico ancora al 151% del Pil. “Uno scenario non drammatico, ma tale comunque da relegarci, forse definitivamente, tra le economie deboli dell’area”.

Il Consorzio targato Torino conquista Social innovation competence center

Un consorzio composto da Comune di Torino, Politecnico di Torino, Euricse, Fondazione Brodololini, Fondazione Italia Sociale, Politecnico di Milano eUniversità di Bologna si è aggiudicato uno dei sette Social Innovation Competence Centre, istituiti dalla Commissione Europea nei Paesi membri. Sarà l’unico in Italia e avrà guida italiana, ma vedrà la partecipazione anche di altri tre Paesi: Grecia, Romania e Slovenia.
Il Social Innovation Competence Centre gestirà un budget iniziale di 900.000 euro nell’ambito del programma EaSI (Employment and Social Innovation), uno strumento finanziario europeo che punta a promuovere un elevato livello di occupazione sostenibile e di qualità, a garantire una protezione sociale adeguata e dignitosa, a combattere l'emarginazione e la povertà e a migliorare le condizioni di lavoro.
Il Centro svolgerà il ruolo di piattaforma per collegare le politiche pubbliche e le comunità, al fine di facilitare la comprensione reciproca, favorire una migliore cooperazione e aumentare la capacità dei decisori politici e dei professionisti di promuovere l’innovazione sociale nel paese e all'estero.
Il Centro, inoltre, supporterà lo sviluppo delle capacità dei principali stakeholder dell’innovazione sociale; il networking tra questi attori; il trasferimento transnazionale di conoscenze su questi temi e soprattutto favorirà azioni e organizzazioni impegnate nell’innovazione sociale e nell’imprenditorialità sociale con l’obiettivo di replicare e far crescere significativamente questi progetti.
Il Social Innovation Competence Centre avrà anche l’obiettivo di creare sinergie tra il Programma EaSI e il Fondo Sociale Europeo, nell’ottica di ideare, supportare, monitorare e integrare azioni innovative che potrebbero essere estese e replicate usando i fondi del Fse nei prossimi anni.
Un grande lavoro di squadra con i partner del consorzio ci ha fatto ottenere un risultato importante per il nostro Paese – ha commentato il professor Paolo Landoni, responsabile del team di ricerca del Politecnico di Torino che ha partecipato a scrivere il progetto e contribuirà alla costituzione del Centro - L'Italia ha tanto da dire su innovazione sociale e sostenibilità. In passato siamo stati protagonisti e possiamo dare anche in futuro un grande contributo unendo le forze di chi crede veramente, e non solo a parole, nell'importanza dell'impatto sociale e ambientale”.

A Torino boom compravendite di soffitte record per box e posti auto a Genova

Boom di compravendite di soffitte e cantine, a Torino, nell'ultimo trimestre dell'anno scorso, quando nel capoluogo piemontese sono state registrati 1.401 passaggi di proprietà di “depositi pertinenziali”, il 364,5% in più rispetto allo stesso periodo del 2019 (allora erano stati 302). Nessun altra metropoli italiana ha mostrato un incremento così elevato, rappresentando il record nazionale. L'aumento medio delle otto principali città del nostro Paese, fra le quali il capoluogo piemontese, è stato del 72,1% (7.524 le compravendite tra l'inizio di ottobre e la fine di dicembre 2020). A Genova, l'aumento è stato del 76,4%, dato che le compravendite nel periodo sono risultate 422.
Comunque, la straordinaria crescita di acquisti e vendite di pertinenze è certamente conseguente alla pandemia, che, obbligando tutti a restare a lungo in casa, ha diffuso la consapevolezza dell'opportunità di avere una maggiore disponibilità di spazi domestici. Ecco, perciò, il forte ricorso all'acquisto di soffitte e cantine, fenomeno documentato dall'Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle Entrate.
Lo stesso Osservatorio ha rilevato anche l'aumento delle compravendite di box e posti auto: nell'ultimo trimestre 2020, a Torino sono state 1.692, il 9,6% più che nel corrispondente periodo precedente. Un tasso, anche quest'ultimo, superiore alla media delle otto metropoli nazionali, che è stata del 4,1% (complessivamente, gli acquisti di box e posti auto sono stati 14.449, a fronte dei 13.874 di ottobre-dicembre 2019). A Genova, le compravendite di box e posti auto nell'ottobre-dicembre 2020 sono state 995, il 26% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. L'incremento genovese è risultato il più alto delle otto metropoli.
Nel capologuogo piemontese è' rimasto invariato, invece, il numero delle compravendite di abitazioni. Nell'ultimo trimestre dell'anno scorso, infatti, l'Osservatorio del mercato immobiliare ne ha registrate 3,782, una in meno. Non stupisce. Soltanto Roma e Genova, infatti, tra le grandi città italiane hanno evidenziato aumenti, mentre i passaggi di proprietà nell'ultima parte dell'anno sono diminuite a Milano (-8,9%), Bologna (-5,4%) e Firenze (-3,9%). Sostanzialmente uguali ai precedenti, infine, i numeri di Napoli e Palermo.
A Genova, le compravendite immobiliari nel quarto trimestre 2020 sono state 2.080, a fronte delle 1.919 del corrispondente periodo precedente, facendo segnare così una crescita del'8,4%, risultata la più alta fra le otto metropoli italiane.
In particolare, a Torino il 48,5% delle abitazioni che hanno cambiato proprietà nel quarto trimestre 2020 hanno una superficie compresa tra i 50 e gli 85 metri quadrati, il 23,2% tra gli 85 e 115 metri quadrati, il 12,6% meno di 50 metri quadrati, l'8,8% tra i 115 e i 145 metri quadrati, mentre solo il 6,9% superano i 145 metri quadrati. La media torinese degli alloggi passati di mano nel periodo è di 85,7 metri quadrati, superiore, tra le metropoli, soltanto a quella di Milano (79,2 metri quadrati). In tutte le altre sei maggiori città italiane la metratura media delle case passate di mano è superiore, fino al massimo di 109,9 metri quadrati di Palermo.

Per i maestri di sci e le agenzie di viaggio in Piemonte possibile chiedere il ristoro

In Piemonte, da lunedì 29 marzo fino al 30 aprile 2021 sono aperte le domande di richiesta di contributo economico dedicate a maestri di sci alpino e di snowboard iscritti all’albo del Collegio Regionale e per le agenzie di viaggio, tour operator e servizi di prenotazione e attività connesse, danneggiate dalla mancata apertura delle stazioni sciistiche. Per i maestri di sci alpino e di snowboard che hanno effettuato più di 300 ore nella stagione sciistica 2018-2019 o nella stagione 2019-2020 il risarcimento è di 2.000 euro; per chi ha effettuato da 150 a 300 ore nella stagione sciistica 2018-2019 o nella stagione 2019-2020 è di 1.000 euro; per chi ha effettuato meno di 150 ore nella stagione sciistica 2018-2019 o nella stagione 2019-2020, è di 200 euro. Per i nuovi maestri di sci e di sci nordico iscritti nell’elenco regionale dal 1° settembre 2020, è previsto un rimborso di 600 euro. Per le agenzie di viaggio, tour operator e servizi di prenotazione e attività connesse aventi sede legale in Piemonte e attive al 30/12/2020 sono stati previsti 1.500 euro di sostegno una tantum. Le indicazioni per ottenere il Bonus sono consultabili sul sito istituzionale della Regione Piemonte e su quello di Finpiemonte.

Inps: pensioni per 213 miliardi all'anno

In Italia, le pensioni in essere al 1 gennaio 2021 sono 17.799.649, di cui 13.816.971 (77,6%) di natura previdenziale e 3.982.678 (22,4%) di natura assistenziale. L’importo complessivo annuo pagato dall'Inps è pari a 212,9 miliardi di euro, di cui 190 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali e 22,9 miliardi da quelle assistenziali. Il 48,9% delle pensioni è in carico alle gestioni dei dipendenti privati delle quali quella di maggior rilievo (94,7%) è il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti che gestisce il 46,3% del complesso delle pensioni erogate e il 59,1% degli importi in pagamento. Le gestioni dei lavoratori autonomi erogano il 28% delle pensioni per un importo in pagamento pari al 24,2% del totale, mentre le gestioni assistenziali erogano il 22,4% delle prestazioni con un importo in pagamento pari al 10,8% del totale.
Nel 2020, sono state liquidate 1.182.971 pensioni, delle quali il 40,7% di natura assistenziale. Gli importi annualizzati, stanziati per le nuove liquidate del 2020 ammontano a 13,4 miliardi di euro, che rappresentano circa il 6,3% dell’importo complessivo annuo in pagamento a inizio gennaio 2021.
Dall’analisi per categoria di pensione, emerge che le prestazioni di tipo previdenziale sono costituite per il 67,6% da pensioni della categoria vecchiaia di cui poco più della metà (57,2%), per il 6% da pensioni della categoria invalidità previdenziale e per il 26,4% da pensioni della categoria Superstiti. Le prestazioni di tipo assistenziale sono costituite per il 20,2% da pensioni e assegni sociali, il restante 79,8% delle prestazioni è erogato a invalidi civili sotto forma di pensione e/o indennità. Analizzando le sottocategorie, si osserva che il 43,3% di pensioni e assegni sociali hanno avuto origine da una pensione di invalidità civile; ne deriva che le prestazioni legate all’invalidità sono 3.527.379 e costituiscono l’88,6% del complesso delle prestazioni assistenziali. La prestazione di maggior rilievo è l’indennità di accompagnamento per invalidi totali che rappresenta il 45,6% della totalità delle prestazioni e costituisce quasi la metà (49,7%) dell’importo complessivo annuo in pagamento.
Dall’analisi della distribuzione territoriale si osserva che l’area geografica che registra la percentuale più alta di prestazioni pensionistiche al primo giorno del 2021 è l’Italia settentrionale con il 47,73%; al centro viene erogato il 19,34% delle pensioni mentre in Italia meridionale e nelle isole il 30,8%; il restante 2,13% (378.479 pensioni) viene erogato a soggetti residenti all’estero.
La regione con minor numero di pensioni previdenziali per residente risulta essere la Sicilia (173 pensioni per 1.000 residenti), seguita dalla Campania con 181 pensioni e dal Lazio (185); in Lombardia, dove viene erogato il 18,7% del totale delle prestazioni previdenziali, il coefficiente standardizzato di pensionamento è pari a 261 pensioni per mille abitanti, per un totale di 2.581.209 pensioni. La Liguria, con 274 pensioni per mille residenti, si trova al decimo posto di questa classifica per effetto della distribuzione per età della popolazione (la Liguria ha la più alta concentrazione di ultrasessantacinquenni in Italia); mentre la Campania, con 148 pensioni per mille residenti, si trova al secondo posto poiché, in questo caso, la concentrazione di ultrasessantacinquenni è la più bassa d’Italia.
L’analisi della distribuzione per età evidenzia una età media dei pensionati di 74,1 anni. Riguardo le pensioni della categoria vecchiaia, si osserva che il 25,1% delle pensioni è erogato a persone di età inferiore a 70 anni. Ciò è giustificato dall’elevato numero di pensioni di anzianità liquidate negli anni passati.
Analizzando la distribuzione per classi di importo mensile delle pensioni si osserva una forte concentrazione nelle classi basse. Infatti, il 59,6% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro. Questa percentuale, che per le donne raggiunge il 72,6%, costituisce solo una misura indicativa della “povertà”, per il fatto che molti pensionati sono titolari di più prestazioni pensionistiche o comunque di altri redditi. Si evidenzia che delle 10.608.976 pensioni con importo inferiore a 750 euro, solo il 43,0% (4.009.862) beneficia di prestazioni legate a requisiti reddituali bassi, quali integrazione al minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e pensioni di invalidità civile.
Il preconsuntivo 2020 dell'Inps presenta prestazioni complessive pari a 360 miliardi, entrate contributive pari a 225 miliardi.

Gli incentivi trainano mercato dei camion

Il mercato italiano degli autocarri e dei veicoli trainati, dopo un’apertura del 2021 in crescita, a febbraio prosegue il trend positivo con significativi incrementi a doppia cifra. Alle buone performance dei primi due mesi dell’anno hanno contribuito gli incentivi della prima finestra del Decreto Investimenti, che sono andati rapidamente esauriti per quanto riguarda le trazioni tradizionali, mentre per i rimorchiati e per le trazioni alternative, ci sono degli avanzamenti. In merito soprattutto a questi ultimi, è probabile che abbia influito il tetto di spesa di 550.000 euro, come importo massimo ammissibile per gli investimenti effettuati per singola impresa, rappresentando un elemento frenante soprattutto per gli investimenti relativi all’acquisizione di veicoli a trazione alternativa, più onerosa rispetto all’acquisto di veicoli Euro 6.
In tema di provvedimenti a favore dei veicoli industriali meno inquinanti, l'Anfia ricorda che la Regione Liguria, per dare un segnale di attenzione allo sviluppo economico sostenibile ha recentemente introdotto, come già fatto da altre regioni, una misura sperimentale che prevede l’esenzione dal pagamento della tassa automobilistica regionale per il 2021 per i veicoli N3 con ppt superiore a 12 tonnellate destinati al trasporto merci e alimentati a LNG. L’esenzione si applica ai veicoli nuovi, immatricolati per la prima volta nell’anno 2021.
Analizzando nel dettaglio il mercato di febbraio 2021, nel mese sono stati rilasciati 2.155 libretti di circolazione di nuovi autocarri (+12,3% rispetto a febbraio 2020) e 1.300 libretti di circolazione di nuovi rimorchi e semirimorchi pesanti, ovvero con ptt superiore a 3.500 kg (+26,8%), suddivisi in 107 rimorchi (+44,6%) e 1.193 semirimorchi (+25,4%). Nel primo bimestre 2021 si contano 4.399 libretti di circolazione di nuovi autocarri, il 9,9% in più rispetto al primo bimestre 2020 e 2.461 libretti di circolazione di nuovi rimorchi e semirimorchi pesanti (+13,3% rispetto a gennaio-febbraio 2020).

Imprese, primo bilancio di perdite e aiuti

Ammontano a 64,7 miliardi di euro gli aiuti diretti stanziati dai governi Conte e Draghi per le imprese e i lavoratori autonomi in questo primo anno di pandemia. Risorse, comunque, che in buona parte devono essere ancora erogate. L’Ufficio studi della Cgia stima che, finora, gli imprenditori hanno beneficiato di 27 miliardi di euro, mentre le risorse ascrivibili alla legge di Bilancio 2021 e quelle riconducibili al “decreto Sostegni” avranno i propri effetti principalmente nel corso di quest’anno.
“Sebbene in termini assoluti questi 64,7 miliardi di euro costituiscono un importo molto rilevante, tuttavia, se rapportati ai circa 350 miliardi di euro di contrazione del fatturato registrato dalle aziende italiane nel 2020, “compensano” solo il 18,5% dei mancati ricavi totali” scrive la Cgia, secondo la quale “E’ evidente che a fronte di questi numeri c’è ora la necessità che sul fronte delle misure a sostegno delle imprese e dei lavoratori autonomi il governo Draghi cambi registro”.
Oltre a rimborsare in misura maggiore le perdite subite, secondo la l’Ufficio studi della Cgia bisogna compensare anche una buona parte dei costi fissi, così come fanno in Francia e in Germania, che da mesi hanno recepito le nuove disposizioni introdotte dall’Ue in materia di aiuti di Stato alle imprese. Costi, quelli fissi (come gli affitti, le assicurazioni, le bollette energetiche, etc.) che, nonostante l’obbligo di chiusura e il conseguente azzeramento dei ricavi, le attività economiche continuano purtroppo a sostenere.
“Se i nuovi aiuti saranno stanziati con una certa continuità e con dimensioni economiche accettabili almeno fino alla fine di quest’anno - come ha annunciato nei giorni scorsi il ministro dell’Economia, Daniele Franco - possiamo ancora farcela. Altrimenti – sottolinea la Cgia - rischiamo una chiusura generalizzata di tante botteghe artigiane e di altrettanti piccoli negozi commerciali, che provocherà la desertificazione sia dei centri storici sia dei quartieri periferici. E’ vero che questa ulteriore spesa corrente contribuirebbe ad aumentare il debito pubblico, ma è altrettanto vero che se non salviamo le imprese e i posti di lavoro, non poniamo le basi per rilanciare l’economia del Paese, che rimane l’unica possibilità in grado di ridurre, nei prossimi anni, la mole di debito pubblico che abbiamo spaventosamente accumulato con questa crisi”.
Tornando alle risorse stanziate per le imprese finora, 27 miliardi sono stati erogati l’anno scorso, mentre altri 38 miliardi di euro circa lo saranno nei prossimi mesi. Di questi ultimi 24 sono riconducibili alle misure introdotte con la legge di Bilancio 2021 e 11 alle disposizioni previste dal decreto Sostegni. Analizzando le voci principali, spiccano i 22,8 miliardi di contributi a fondo perduto stanziati complessivamente (di cui 11,3 già accreditati). Altrettanto significativa è la decontribuzione Inps in capo alle aziende in caso di assunzione che raggiunge un importo totale di 9,2 miliardi. Solo per l’anno in corso sono inoltre disponibili 6,3 miliardi di credito di imposta per far ripartire gli investimenti, 5,1 miliardi di sgravi per la sanificazione dei locali/canoni di locazione e 3,9 miliardi di taglio dell’Irap applicato l’anno scorso. Infine, è di 13,7 miliardi la voce altri interventi che include i ristori al settore fiere e congressi; aiuti alla filiera agricola, pesca e acquacoltura; riduzione bollette elettriche, etc.
Un approfondimento particolare merita il decreto Sostegni; la prima misura economica approvata dal governo Draghi. Di seguito si riportano alcune simulazioni sull’entità del contributo a fondo perduto che nelle prossime settimane riceveranno le attività che sono state maggiormente colpite dagli effetti negativi provocati dal Covid.
A un bar che nel 2019 ha fatturato 90 mila euro e a causa della pandemia l’anno scorso ha perso il 50% del fatturato, l’importo che gli verrà riconosciuto nelle prossime settimane sarà di 2.250 euro, praticamente il 5% della perdita; a un’agenzia di viaggi che nel 2019 ha registrato un fatturato di 200 mila euro e l’anno successivo ha subito un calo dello stesso dell’80%, gli verrà riconosciuto un rimborso di 6.667 euro, pari al 4,2% della perdita di fatturato; un albergo che nel 2019 ha fatturato 500 mila euro e nel 2020 ha visto contrarsi lo stesso del 60%, riceverà 10 mila euro, “coprendo” il 3,3% delle perdite; una piscina o una palestra con un fatturato di due milioni di euro e un calo del medesimo del 75% nel 2020 “porterà” a casa 37.500 euro, pari al 2,5% della perdita subita; a una azienda tessile con un fatturato 2019 di 7 milioni di euro e una perdita avvenuta nel 2020 del 35% verrà riconosciuto un indennizzo di 40.833 euro, che compenserà l’1,7% delle perdite.

Borsa: impennata Conafi, caduta Diasorin

Le sorprese della Borsa. Oggi, 26 marzo, quando l'indice Ftse Mib ha chiuso a 24.393 punti (+0,72%), due piemontesi hanno fatto registrare una il maggior rialzo di tutte le quotate a Piazza Affari e l'altra il maggior ribasso tra le blue chip. Il record giornaliero degli aumenti è stato della torinese Conafi (+22,67% rispetto a ieri, quando ha comunicato di avere chiuso il bilancio 2020 in perdita). Invece, la blue chip che ha evidenziato il maggior ribasso nella seduta è stata Diasorin (-2,32%), il cui prezzo è così risceso sotto i 140 euro, per la precisione a 139.
Fra l'altro, Diasorin è una delle 19 quotate del Nord Ovest che hanno terminato la settimana borsistica con un confronto negativo rispetto a venerdì 19. Le altre “nostre” blue chip che presentano un prezzo inferiore a quello di sette giorni prima sono Buzzi Unicem (21,55 euro contro i 22,33 precedenti), Cnh Industrial (13,145 euro dai 13,235 di venerdì 19), Intesa Sanpaolo (2,2975 euro da 2,314) e Stellantis (14,638 euro da 14,85).
Al contrario, le blue chip che hanno incrementato il loro valore borsistico nella settimana sono Exor (da 71,04 a 71,14 euro), Ferrari (da 164,10 a 173,4 euro) e Italgas (da 5,33 a 5,515 euro). Con loro hanno evidenziato un rialzo, tra le “big” del Nord Ovest, Astm (da 25, 60 a 25,72 euro), Autogrill (da 6,25 a 6,475 euro), Dea Capital (da 1,372 a 1,456 euro), Erg (da 23,76 a 25,44 euro), Guala Closures (da 8,25 a 8,5 euro), Reply (da 105,30 a 107,6 euro), Sanlorenzo (da 22,20 a 22,35 euro) e Tinexta (da 21,35 a 22,8 euro).

Nel 2020 l'Italia ha perso 384.000 abitanti (come se fosse scomparsa Firenze) Minimo storico di nati, massimo di decessi

Al 31 dicembre 2020 i residenti in Italia sono risultati quasi 384 mila in meno rispetto all’inizio dell’anno. Lo ha comunicato l'Istat, commentando che è come se fosse sparita una città grande quanto Firenze. Gli effetti negativi prodotti dall’epidemia Covid-19 hanno amplificato la tendenza al declino di popolazione in atto dal 2015. Fra l'altro, l'Istat ha sottolineato che nel 2020 si è registrato il nuovo minimo storico di nascite dall’unità d’Italia, il massimo storico di decessi dal secondo dopoguerra e una forte riduzione dei movimenti migratori. Ed è crollato il numero dei matrimoni celebrati: 96.687 (-47,5% rispetto al 2019).
Al 31 dicembre 2020, i residenti in Italia erano 59.257.566, per la precisione 383.922 in meno rispetto all’inizio dell’anno (-0,6%). Il declino demografico avviatosi dal 2015 è stato accentuato dagli effetti che l’epidemia Covid-19. Alle conseguenze dirette del virus dovute ai decessi si sono aggiunte le ripercussioni che le misure, volte a contenere la diffusione dei contagi, hanno prodotto sulla vita delle persone. L’Italia è stata tra i primi Paesi dell’Unione europea in cui la presenza del Covid-19 si è manifestata.
Il decremento di popolazione registrato tra l’inizio e la fine dell’anno 2020 interessa in modo generalizzato tutte le ripartizioni. Tuttavia, la perdita di popolazione del Nord, soprattutto nella prima ondata, appare in tutta la sua drammatica portata. In particolare, il Nord-Ovest ha registrato una perdita dello 0,7% e il Nord-Est dello 0,4%.
Il record negativo di nascite dall’Unità d’Italia registrato nel 2019 è stato di nuovo superato nel 2020: gli iscritti in anagrafe per nascita sono stati appena 404.104, quasi 16 mila in meno rispetto al 2019 (-3,8%). La geografia delle nascite mostra un calo generalizzato in tutte le ripartizioni, più accentuato al Nord-Ovest (-4,6%) e al Sud (-4,0%). Le ragioni della denatalità vanno ricercate anche nei fattori che hanno contribuito al trend negativo dell’ultimo decennio (progressiva riduzione della popolazione in età feconda e clima di incertezza per il futuro). Il senso di sfiducia generato nel corso della prima ondata, soprattutto al Nord, può aver portato alla decisione di rinviare la scelta di avere un figlio.
Il quadro demografico del nostro Paese ha subito un profondo cambiamento a causa dell’impatto che il numero di morti da Covid-19 ha prodotto sia in termini quantitativi che geografici. Nel 2020 i decessi in totale ammontano a 746.146, il numero più alto mai registrato dal secondo dopoguerra, con un aumento di oltre 100 mila rispetto alla media 2015-2019 (+15,6%). Dall’inizio della crisi sanitaria (marzo 2020) a fine anno si è osservato un eccesso di morti del 21% rispetto alla media dello stesso periodo dell’ultimo quinquennio. I decessi Covid-19 sono stati quasi 76 mila, il 10,2% dei decessi totali a livello medio nazionale. Il Nord, con il 14,5% sul totale dei morti, registra il maggior peso percentuale, il doppio rispetto al Centro (6,8%) e al Mezzogiorno (5,2%).
Nel corso della prima ondata dell’epidemia (marzo-maggio 2020) i decessi a livello nazionale sono stati 211.750, quasi 51 mila in più rispetto alla media dello stesso periodo dei cinque anni precedenti (+31,7%). Di questi, i decessi di persone positive al Covid-19 ammontano a 34.079 (il 67%). È soprattutto la Lombardia a presentare il bilancio più pesante (+111,8%); per tutte le altre regioni del Nord, l’incremento dei morti del periodo marzo-maggio è compreso tra il 42% e il 53%. 
 A partire da ottobre, la rapida ed estesa diffusione nella stagione autunnale della seconda ondata dell’epidemia Covid-19 ha dato luogo a un nuovo drammatico incremento dei decessi rispetto ai livelli medi dell’ultimo trimestre degli anni 2015-2019. Nel periodo ottobre-dicembre 2020 si sono contati in totale 213.226 decessi (oltre 52 mila in più rispetto alla media 2015-2019), 39.927 da Covid-19. L’eccesso di mortalità nell’ultimo trimestre rispetto alla media degli anni 2015-2019 è superiore a quello della prima ondata in molte regioni del Nord: Valle d’Aosta (+63,7%), Piemonte (+53,%), Veneto (+44,4%), Friuli-Venezia Giulia (+45,6%) e Provincia autonoma di Trento (+65,4%). Al contrario in Lombardia (+37,1%), Emilia-Romagna (+25,4%), Liguria (+33,9%) e provincia autonoma di Bolzano (+39,1%) l’aumento di decessi della seconda ondata epidemica è più basso di quello di marzo-maggio.